Ocean grabbing
L'ocean grabbing (traducibile in italiano come accaparramento degli oceani/del mare) è un controverso fenomeno economico e geopolitico venuto alla ribalta nel primo decennio del XXI secolo. Esso riguarda gli effetti economici e sociali di pratiche di sfruttamento intenso e su larga scala di risorse naturali, soprattutto ittiche, presenti negli oceani e nei mari, con particolare riferimento alle acque in prossimità di paesi in via di sviluppo.
Secondo la definizione di Olivier De Schutter, relatore speciale per il diritto al cibo del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la fenomenologia polimorfa dell'accaparramento ittico si presenta "nella forma di accordi che colpiscono i pescatori su piccola scala, catture non dichiarate, incursioni in acque protette, distrazione delle risorse dalle popolazioni locali". L'erosione degli stock ittici e lo sbilanciamento tra le capacità di pesca delle flotte industriali e i volumi di cattura accettabili per una pesca sostenibile portano all'inasprimento della competizione su scala globale, con enorme incidenza sui rapporti e sugli squilibri tra paesi sviluppati e Sud del mondo. In questa dimensione mondiale, infatti, le flotte dei paesi più deboli non sono in grado di competere, né tali paesi possiedono la forza politica per negoziare accordi favorevoli. Mancano, inoltre, a tali soggetti politici deboli, gli strumenti di controllo delle attività svolte nelle loro acque e i mezzi di intervento per regolare il fenomeno. Infine, le eventuali ricadute economiche di cui beneficiano i paesi deboli firmatari di accordi commerciali sulla pesca non sempre vengono destinate al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni locali.
Lo sfruttamento delle risorse ittiche avviene mediante flotte pescherecce provenienti da nazioni occidentali (Unione europea, Russia, Stati Uniti d'America), o facenti capo a compagnie da nazioni sviluppate o potenze economiche emergenti dell'Asia, come il Giappone, la Cina o altre tigri asiatiche. Sebbene il ricorso a simili pratiche sia già conosciuto nel corso della storia umana, soprattutto recente, il fenomeno ha assunto una particolare connotazione e un notevole peso intorno agli anni 2010, quando pratiche di sfruttamento intensivo sono state favorite dalla volontà, da parte di alcune potenze, di assicurarsi un accesso privilegiato a preziose risorse alimentari, al fine di tutelare sovranità e sicurezza in campo alimentare.