La caccia alla balena
La caccia alla balena è praticata mediante navi e barche, e in generale a tutti i cetacei di grandi dimensioni. La caccia alla balena ha origini antiche risalenti almeno al 6000 a.C., ma si sviluppò soprattutto dal XVI secolo nell'oceano Atlantico e dal XIX secolo nell'oceano Pacifico. Fra i primi balenieri commerciali furono i baschi, mentre fra i più numerosi furono gli statunitensi, di cui il più famoso è sicuramente Herman Melville, autore del famoso romanzo Moby Dick.
Le navi addette alla caccia alla balena sono le baleniere, e i marinai di tali navi sono balenieri. La caccia in genere procede con baleniere relativamente grandi (in tempi moderni, navi fabbrica) che lanciano scialuppe o altre navi più piccole che si avvicinano al cetaceo e lo colpiscono con un arpione (in tempi moderni, un arpione esplosivo). Dopo che il cetaceo muore, viene riportato alla baleniera e lì lavorato per separare il grasso e gli altri prodotti. Nel XIX secolo il prodotto principale delle balene era il grasso, che veniva convertito in un olio usato per le lampade, ma l'intero animale veniva utilizzato, compresi i fanoni, per corsetti, e l'olio fragrante del capodoglio per profumi. In tempi moderni l'uso principale è la carne, che è un prodotto tipico e spesso prediletto di molte località con lunghe tradizioni baleniere, compresi il Giappone, l'Islanda, e molte popolazioni indigene, comprese negli Stati Uniti e nel Canada(Norvegia)
Le origini L'uomo iniziò presumibilmente ad inserire le balene nella sua dieta in tempi molto antichi: la scoperta di un dente di capodoglio nel giacimento paleolitico di Bédeilhac-et-Aynat (Ariège) sembrerebbe avvalorare questa tesi. Tuttavia, vista l'impossibilità pratica di realizzare strumenti idonei alla caccia anche in acque basse, è probabile che si limitasse a recuperare balene arenate sulla spiaggia. Eppure non è da escludere, sulla base dell'osservazione delle tecniche di caccia degli aleuti e degli eschimesi, effettuate mediante l'uso di punte intagliate avvelenate, che gli uomini primitivi facessero altrettanto, seguendo con imbarcazioni l'animale agonizzante. In ogni caso la caccia delle origini era intrapresa in prossimità della costa. Il più antico metodo di caccia conosciuto con certezza è quello consistente nel sospingere le balene a riva. L'operazione veniva eseguita piazzando parecchie barche di piccole dimensioni tra la balena e il mare aperto, cercando di spaventarla con rumori e forse con lance e frecce. Solitamente questo metodo era usato per piccole specie, come il globicefalo, beluga, il narvalo. Successivamente si adoperava un'ancora galleggiante legata ad un arpione, nella speranza che la balena si stancasse abbastanza da poter essere avvicinata e uccisa. Molti popoli del mondo cacciavano le balene in questo modo, inclusi gli inuit, i nativi americani e i baschi del golfo di Guascogna. Fonti archeologiche trovate a Ulsan nella Corea del Sud provano che ancore galleggianti, arpioni e lenze venivano usate fin dal 6000 a.C.
La caccia in età medioevale e i baschi All'inizio del Medioevo, documenti scritti scandinavi riferiscono di una tecnica di caccia denominata grind: gli uomini, a bordo di piccole imbarcazioni, sospingevano branchi di piccoli cetacei negli stretti fiordi costieri, fino a farli giungere in acque basse. A quel punto venivano uccisi con delle lance. Solamente nel IX secolo, presso i baschi, la caccia alla balena diventa un'attività rilevante, continuativa e non circoscritta al consumo locale e di sussistenza. Nel golfo di Biscaglia infatti, per sei mesi l'anno le femmine di balena franca si recavano per partorire, approfittando delle acque calde ivi presenti. Delle vedette si appostavano nei periodi autunnali in punti elevati sul mare, segnalando la presenza di gruppi con tamburi, campane o falò. Delle imbarcazioni leggere venivano a quel punto messe in acqua, all'inseguimento delle prede. Queste, una volta raggiunte, venivano colpite ed uccise con un tridente, indi trascinate a riva e squartate. I baschi acquistano esperienza nella caccia e ne fanno il centro della loro economia. Empori commerciali che vendono sottoprodotti della balena, quali la lingua, richiestissima e prelibata o il grasso, che viene salato e distribuito in tutta la Francia, sorgono sulle coste basche. Verso il XV secolo tuttavia la caccia indiscriminata condotta lungo le coste della Biscaglia determinò un impoverimento delle aree di caccia tradizionali, spingendo i baschi a mutare le loro tecniche tradizionali e spostarsi più a largo. A bordo di imbarcazioni adatte ad affrontare il mare aperto (prima le caracche, poi le caravelle), si spingono nel nord Atlantico, fino alle isole Fær Øer. Gli equipaggi di questi velieri erano composti perlopiù da stranieri, della Frisia e della Normandia in primis. I baschi si limitavano all'arpionamento e allo squartamento delle prede.
Il declino dei baschi e l'ascesa degli olandesi Le guerre tra la Spagna e la Francia nel XVI secolo rendono il Paese basco zona di guerra e mettono in difficoltà le attività dei locali. Contemporaneamente la caccia comincia ad essere praticata in maniera consistente da inglesi e olandesi, i quali, avvalendosi di esperti baschi, apprendono in breve tutti i segreti del mestiere, salvo poi rispedirli in patria una volta apprese le tecniche della caccia e della lavorazione. La concorrenza comporta una estensione delle aree di caccia sino alla Groenlandia: gli olandesi costruiscono sulle coste dello Spitzbergen, stazioni di caccia attrezzate, fornite di magazzini e centri di lavorazione e commercializzazione dei prodotti ottenuti dalla balena. Si tratta di villaggi che nella stagione della caccia giungono ad accogliere diverse migliaia di persone, risultando pressoché deserti nel resto dell'anno. La stazione baleniera più importante fu Smeerenburg che, fondata nel 1623, raggiunse il suo apogeo negli anni 30 del XIX secolo, arrivando ad ospitare in una stagione circa 300 baleniere per un numero di persone intorno alle 18000 unità. La diminuzione e l'allontanamento delle balene franche dalle acque del nord Atlantico segnerà tuttavia il declino dell'industria baleniera olandese, determinando l'abbanono delle stazioni di caccia.
La diffusione nelle isole britanniche e nelle colonie del Nord America Prima metà del XIX secolo: la caccia al suo apice prima a Nantucket, poi a Bedford Nel 1800, nel Massachusetts, iniziò a svilupparsi la caccia alle balene; in particolar modo a New Bedford e nella vicina isola di Nantucket. Negli anni '20 dello stesso secolo, partì la famosa baleniera Essex, comandata dal capitano Pollard e dal primo ufficiale Owen Chase. Dopo aver ucciso un branco di balene, fu avvistato un grosso capodoglio, che fu attaccato, ma che, dopo essersi tolto i ramponi di dosso, cozzò contro la nave. Per circa un secolo New Bedford divenne un importante porto per la caccia alle balene (1765-1860). In questo periodo poteva contare su una flotta di circa 400 baleniere, con una produzione di centinaia di migliaia di barili di grasso di balena, destinati ad alimentare le lampade di tutto il paese. Da questo porto, nel 1841, si imbarcò su una baleniera lo scrittore Herman Melville che trasse poi ispirazione da questa esperienza per il suo famoso romanzo Moby Dick, ambientato proprio a New Bedford. A Nantucket e New Bedford, si continuò l'attività della caccia anche nei primi anni del Novecento, ma furono sempre meno i ragazzi che rischiavano la vita in un mestiere molto pericoloso. Oggi la caccia alle balene è vietata internazionalmente.
La crisi di fine secolo La crisi di fine secolo fu dovuta principalmente da due grandi eventi: la nascita dell'industria petrolifera e la guerra civile americana. Fino a quel momento l'olio di balena era l'unico combustibile per le lampade, ma venne sostituito in fretta con il kerosene, un sottoprodotto della lavorazione del petrolio. Inoltre, durante la guerra civile l'esercito dei confederati affondò numerose navi per la caccia alle balene nella costa orientale. L'America non rimase al passo con gli altri stati che ammodernarono sempre di più le proprie tecniche, tanto che all'inizio del XX secolo possedeva solo quaranta navi adibite alla caccia alle balene.
La caccia diventa industria Evoluzione della situazione dall'inizio del XX secolo ad oggi Verso la fine del XIX secolo l'industria della caccia alla balena venne trasformata dallo sviluppo di navi a vapore, che consentivano la caccia delle veloci balenottere azzurre e balenottere comuni, e degli arpioni esplosivi, che aiutavano la portata d'azione e consentivano una maggiore precisione nel tiro. La nuova tecnologia, abbinata alla diminuzione delle balene nel resto del mondo, portò allo sviluppo della caccia in Antartide, dove la grande concentrazione di balene in alimentazione resero molto lucrosa la caccia su larga scala. La Prima Guerra Mondiale consentì l'avvento di un vasto mercato di esplosivi prodotti con la glicerina prodotta dall'olio di balena risultato della caccia degli Inglesi e dei Norvegesi in Antartide. Nel frattempo il Giappone stava sviluppando una caccia alla balena diversa, come industria costiera, soprattutto con megattere, balene grigie e balene franche. Dal momento che le balene migrano in tutto il mondo attraverso le acque costiere e gli oceani aperti, divenne evidente la necessità di una cooperazione internazionale per la loro conservazione. Sin dal 1925 la Lega delle Nazioni riconobbe che le balene erano sovrasfruttate e che c'era la necessità di regolare le attività di caccia. Nel 1930 venne fondato il Dipartimento di Statistica sulla Caccia Internazionale alle Balene per tenere una traccia registrata delle catture. A questo fece seguito la Convenzione per la Regolamentazione della Caccia alla Balena, il primo accordo internazionale ratificato da 22 nazioni nel 1931. In ogni caso, alcune delle più importanti nazioni "baleniere", incluse Germania e Giappone, non ne presero parte e in quello stesso anno vennero uccise 43.000 balene. Numerose specie di grandi balene arrivarono vicino all'estinzione a causa della caccia, e così varie nazioni si riunirono durante tutti gli anni'30 tentando di regolamentare l'industria baleniera. Infine, nel 1948 venne fondata la Convenzione Internazionale per la Regolamentazione della Caccia alla Balena (ICRW). Il Preambolo recita che "Riconoscendo l'interesse delle nazioni del mondo nel salvaguardare per le future generazioni la grande risorsa naturale rappresentata dagli stock delle balene…avendo deciso di ratificare una convenzione per provvedere alla corretta conservazione degli stock di balene e quindi rendere possibile uno sviluppo disciplinato dell'industria baleniera". La Commissione Baleniera Internazionale (IWC) venne fondata quale corpo operativo, ed in origine era composta da 14 stati membri. L'IWC si riunisce ogni anno e adotta regolamenti sui limiti di cattura, metodi di caccia ed aree protette, sulla base di un voto di maggioranza dei tre quarti degli stati membri. Negli anni recenti l'IWC, riconoscendo nuove minacce alle balene, si è mossa verso un'agenda più orientata alla conservazione, includendo le catture accidentali nelle reti da pesca e la preoccupazione relativa ai cambiamenti ambientali globali. La caccia alla balena da parte delle popolazioni indigene, chiamata caccia da "sussistenza aborigena", è soggetta a una tipologia di controllo da parte dell'IWC diversa da quella per la caccia commerciale. Oggi la caccia delle balene è vietata nella maggior parte del mondo, ma in molti paesi i cacciatori continuano indisturbati la loro caccia, in particolare in Giappone, dove il governo ha fatto sapere che il Giappone non fermerà la caccia alle balene nonostante un divieto della Corte dell'Aia.
Musei Il Whaling Museum nella cittadina di New Bedford è il museo più completo del mondo dedicato alla storia globale delle balene, della caccia alle balene e della storia culturale della regione. Il museo ha circa 750.000 oggetti nella sua collezione, tra cui cinque scheletri di balene, il più grande modello di nave baleniera al mondo (la baleniera "Lagoda") e la più grande collezione di ossi di balena intagliati e decorati. Il New Bedford Whaling Museum esplora e interpreta la relazione che nel tempo ha legato la costa meridionale del Massachusetts con il mare, partendo dalla popolazione indigena originale e proseguendo nel panorama della storia unica e speciale della regione. La sua missione è quella di educare e interessare il pubblico nell'interazione storica degli esseri umani con le balene. Il museo offre mostre innovative, programmi di educazione pubblica e programmi culturali per trasmettere la storia, la scienza e la cultura a circa 100.000 visitatori locali, nazionali e internazionali che giungono ogni anno.
La caccia alle balene in Giappone La caccia alle balene in Giappone prese il via già a partire dal 12° secolo, quando iniziarono ad essere utilizzati i primi arpioni a mano. Testimonianze archeologiche suggeriscono come la carne delle balene fosse abitualmente consumata in epoche lontane. Le moderne tecniche di caccia andarono perfezionandosi soprattutto nel 17° secolo, con l’utilizzo di apposite imbarcazioni, lance, reti e arpioni, spesso optando per attirare i poveri cetacei verso le secche, per poi circondarli con piccoli gruppi di imbarcazioni. Una volta a terra, la balena veniva tagliata e successivamente trattata a seconda della destinazione d’uso: olio, sapone, fertilizzante ecc. Questo metodo di caccia richiedeva tuttavia cospicue risorse finanziarie e notevoli sforzi umani. La moderna baleniera a motore venne introdotta nel periodo Meiji, soprattutto grazie agli sforzi di Juro Oka, considerato il padre della moderna baleniera giapponese. Oka aveva viaggiato nel mondo per raccogliere informazioni sulle pratiche di caccia alla balena, soprattutto quelle adottate in Norvegia. Nel 1899 egli fondò la prima compagnia per la caccia alle balene, la Nihon Enyo Gyogyo KK. Nei primi anni del 20° secolo, Juro Oka dominava letteralmente il mercato delle carni di balena in Giappone, portando il paese ad ampliare i suoi territori di caccia, verso le acque coreane. Oka divenne in seguito il primo presidente della Japan Whaling and Fishing Association, fondata nel 1908. Tuttavia, all’inizio del 20° secolo, iniziarono alcune incomprensioni con i piccoli pescatori locali, che lamentavano un’intrusione nelle loro zone di pesca e intrapresero azioni di disturbo nei confronti delle baleniere. Malcontenti vari uniti alle preoccupazioni di molti paesi per l’ eccessivo sfruttamento delle popolazioni di cetacei portarono così alla stipulazione della convenzione del 1932 per la regolamentazione della caccia, di fatto ignorata da Giappone e Germania. Sfruttando sia la carne che l’olio delle balene, l’industria giapponese si affermò come leader in campo internazionale, e l’olio, in particolare, trovò ampio utilizzo nella produzione di motori. Nel 1937, la conferenza internazionale sulla caccia alle balene tenutasi a Londra apportò ulteriori limiti a questo tipo di caccia, al fine di evitare uno sfruttamento eccessivo e di scongiurare l’estinzione della balena blu, convenzione anche in questo caso ignorata dal Giappone; stessa sorte toccò all’accordo internazionale siglato nel 1938. Durante la seconda guerra mondiale, la caccia alle balene venne significativamente limitata a territori più vicini, come ad esempio le isole Bonin, nell’ottica di fornire carne e olio per uso domestico e militare: la caccia non si arrestò nemmeno nel 1945, quando le isole vennero prese dalle forze statunitensi. Dopo la fine del conflitto, l’attività di caccia riprese in maniera massiccia, per far fronte alle condizioni di stremo cui la popolazione era stata sottoposta. Al fine di preservare l’industria, sei società baleniere giapponesi si fusero per creare una nuova società, la Nihon Kyodo Hogei Co., poi ribattezzata Kyodo Senpaku Co. Ltd. A seguito della moratoria sulla caccia alla balena, il Giappone puntò alla creazione di programmi di ricerca scientifica nel Nord Pacifico e in Antartide, ricevendo da parte dell’IWC una specifica richiesta di dimostrare che la caccia a scopo scientifico potesse effettivamente fornire dati utili alla comunità scientifica. Dopo oltre 50 anni di potere, il partito conservatore di centro-destra del Giappone ha perso le elezioni del 2009, a favore della sinistra democratica: le organizzazioni ambientaliste che speravano in un cambio di rotta nella caccia alla balena sono rimaste deluse, in quanto il governo ha manifestato la propria volontà di continuare con l’attività.
Successi ed insuccessi della Commissione Baleniera Internazionale (Iwc) Nei primi 15 anni della sua esistenza, l'IWC si è riunita come "club dei cacciatori di balene" e con molta difficoltà ha imposto scarse e inefficaci restrizioni alla caccia. I limiti di caccia erano fin troppo elevati e, data la mancanza nell'IWC di un programma di accordi e di esecuzione, spesso venivano superati. Questa gestione "al minimo" provocò un continuo declino, specie dopo specie. In particolare, enormi diminuzioni vennero registrate in Antartide, dove nella stagione 1961/62 il picco superò i 66.000 esemplari uccisi. Da allora comunque divenne sempre più difficile per i balenieri trovare abbastanza balene da uccidere. Da una popolazione, in epoca anteriore alla caccia, di 250.000 balenottere azzurre nell'emisfero australe, si stima che attualmente ne siano rimaste meno di 1.500. Invece di rendere effettiva la moratoria, nel 1974 l'IWC adottò una Nuova Procedura di Gestione (NMP), designata a stabilire le quote di cattura sulla base della sostenibilità e di valutazioni scientifiche. Comunque la NMP non era per nulla orientata alla conservazione ma contava sull'avere il maggior numero di informazioni possibili sugli stock di balena, le quote stabilite continuavano ad essere troppo alte, l'accordo mancava e le popolazioni di balena erano in continua diminuzione. Durante la riunione dell'IWC del 1979, venne stabilita una moratoria su tutti i pescherecci d'alto mare (fatta eccezione per quelli per la balenottera minore). L'IWC inoltre elesse l'intero Oceano Indiano quale Santuario dei cetacei. Da allora in poi, si sviluppò in quell'area una ricerca incruenta sulle balene (gran parte finanziata dal WWF). In ogni caso, venne reso noto che l'Unione Sovietica aveva falsificato il numero degli esemplari e delle specie catturate su larga scala, la cui carne veniva destinata al mercato giapponese. Durante la riunione dell'IWC del 1982, venne messa sul tavolo di discussione dalle Seychelles la proposta per una moratoria su tutta la caccia commerciale alla balena (entrata in vigore nel 1986). La decisione venne votata a maggioranza da 25 paesi contro 7, con 5 astenuti. Il Giappone, la Norvegia e l'Unione Sovietica di conseguenza presentarono obiezioni ufficiali esimendosi dalla moratoria, ma il Giappone si tirò indietro a partire dalla stagione 1987/88. A causa dei problemi con la Nuova Procedura di Gestione, l'IWC chiese al suo Comitato Scientifico di mettere a punto un sistema di gestione infallibile per assicurare che nel futuro la caccia commerciale non avrebbe più causato la diminuzione degli stock di balena. Nel 1994, venne convenuto dalla Risoluzione dell'IWC, la Procedura Riveduta di Gestione (RMP), un insieme di regole cautelative nell'assegnazione dei limiti di cattura anche se non adottato "formalmente" dal "Programma" dell'IWC, o regole di operazione. La RMP viene designata come una parte dello Schema Riveduto di Gestione (RMS), cosa che includerebbe anche regole per condurre indagini sul numero di balene ed ispezioni sulla caccia commerciale. Ma le controversie continue sulla necessità di adottare un sistema di salvaguardia aggiuntiva, che preverrebbe la ripetizione degli abusi commessi in passato, ha impedito la messa in opera della RMS. Nel 1994 divenne operativo il Santuario Baleniero del Pacifico Meridionale, esteso su una superficie di 50 milioni di kmq. Sul lungo periodo questo dovrebbe assicurare il recupero delle popolazioni mondiali di balene, che hanno risentito fortemente dello sfruttamento. Comunque, nonostante molte nazioni abbiano iniziato una ricerca innocua nel Santuario Baleniero del Pacifico Meridionale, il Giappone continua la cosiddetta e letale "caccia scientifica alla balena" all'interno dei confini del Santuario, così come nel Nord Pacifico.
La situazione attuale nell'IWC Negli ultimi decenni, l'IWC ha intrapreso alcuni passi incoraggianti nella direzione di un cambiamento della propria condotta relativamente alla conservazione e allo studio delle balene, in particolar modo nel 2003 con la costituzione di un Comitato per la Conservazione. In ogni caso, paesi favorevoli alla caccia come il Giappone, la Norvegia e l'Islanda hanno dalla loro parte industrie baleniere potenti che intendono proseguire la caccia su una scala il più possibile vasta. Tutte e tre le nazioni stanno sfruttando tutte le "aperture" nella Convenzione Baleniera allo scopo di uccidere più di 1.200 balene all'anno a dispetto della moratoria sulla caccia imposta dall'IWC. La Norvegia caccia con la scusa della sua obiezione alla moratoria e il Giappone continua a cacciare utilizzando l'escamotage della "ricerca scientifica". Più recentemente, l'Islanda si è unita all'IWC con un'obiezione formale alla moratoria e, pur sostenendo di non avviare la caccia commerciale prima del 2006, ha immediatamente iniziato un programma di "caccia scientifica alla balena". Gli attuali membri dell'IWC si dividono più o meno in paesi balenieri e paesi non balenieri, con il risultato di una morsa politica che rende impossibile la certezza della maggioranza dei ¾ di voti necessari a realizzare i cambiamenti maggiori. Ed inoltre la caccia sta prendendo piede ed aumenta di anno in anno senza alcun controllo internazionale. Mentre il dibattito si accende su come gestire al meglio la caccia commerciale, le minacce emergenti al futuro di tutte le popolazioni di cetacei hanno iniziato a raggiungere l'IWC, sia all'interno della sua Commissione sia all'interno del suo Comitato Scientifico. Alcune delle più importanti questioni relative alla conservazione sono: la conservazione dei piccoli cetacei; il by-catch (la cattura accidentale nelle reti da pesca); il whale watching; la protezione delle specie e delle popolazioni più a rischio; le balene e il loro ambiente (inclusi i prodotti chimici tossici ed altre forme di inquinamento dei mari): le preoccupazioni per la gestione degli ecosistemi; i santuari; gli accordi e l'esecuzione; la gestione della "caccia scientifica"; la collaborazione con altre organizzazioni. Questi argomenti, di importanza critica per il futuro di tutti i cetacei, attualmente costituiscono una vasta e crescente, anche se controversa, agenda di conservazione all'interno dell'IWC.
L'IWC nel 21° secolo Il mandato dell'IWC impone principalmente la prevenzione del ritorno di una incontrollata caccia alla balena su larga scala. La Convenzione Internazionale per la Regolamentazione della Caccia alla Balena (ICRW) del 1946, fu negoziata prima che venissero comprese appieno e addirittura riconosciute le minacce alla salvaguardia dei cetacei, ed era inevitabilmente figlia di un'epoca nella quale non c'era la comprensione del complesso sistema di interrelazioni tra l'ambiente marino ed i cetacei, e di un'epoca che politicamente era molto diversa da quella che esiste oggigiorno. Ad oltre cinquant'anni da quando è stata adottata la Convenzione, è diventato impossibile scindere le minacce dovute alla caccia commerciale da quelle provocate dall'inquinamento dei mari, dal by-catch o dalla sovrappesca. E' di gran lunga preferibile, e di maggior utilità per la conservazione dei cetacei, indirizzare tutte le minacce alla vita dei cetacei in un contesto più ampio e multilaterale, come l'IWC ha iniziato a fare. La ICRW è attualmente l'unico strumento internazionale per indirizzare formalmente nella giusta direzione e dimensione sia i cetacei sia le minacce alla loro esistenza.
Le date chiave 1925 La Lega delle Nazioni riconosce l'eccessivo sfruttamento delle balene 1930 Viene fondato il Dipartimento di Statistica sulla Caccia Internazionale alle Balene 1931 Primo accordo internazionale di regolamentazione sulla Protezione della balena della Groenlandia 1935 Protezione della balena franca boreale e australe 1937 Protezione della balena grigia 1946 Stabilita la Convenzione Internazionale per la Regolamentazione della Caccia alla Balena (ICRW) 1949 Stabilita la Commissione Baleniera Internazionale (IWC) 1961 Registrato il più elevato numero di balene uccise: 66.000 1963 Protezione delle megattere nell'emisfero australe 1967 Protezione delle balenottere azzurre nell'emisfero australe 1979 Stabilito il Santuario dell'Oceano Indiano Moratoria sui pescherecci d'alto mare (fatta eccezione per quelli per la balenottera minore) Protezione della balenottera boreale (con alcune eccezioni) 1981 Protezione dei capodogli (con alcune eccezioni) 1982 Accordo dell'IWC per una moratoria sulla caccia commerciale alla balena 1986 La moratoria sulla caccia stabilita dall'IWC diventa operativa 1987 /8 Il Giappone inizia la caccia scientifica alla balena 1988 Registrato il più basso numero di balene cacciate: 326 1992 Stabilita la Commissione dei Mammiferi Marini del Nord Atlantico (NAMMCO) 1993 La Norvegia riprende la caccia alla balena sollevando obiezione alla moratoria 1994 Stabilito il Santuario Baleniero del Pacifico Meridionale Approvata la Procedura Riveduta di Gestione (RMP) 1997 Il numero di balenottere minori uccise per scopi commerciali e "scientifici" dal Giappone e dalla Norvegia, sale a più di 1.000 esemplari 2000 Il Giappone estende la sua caccia scientifica ai capodogli, alle balenottere di Bryde, alle balenottere minori 2001 La Norvegia annuncia la ripresa del commercio internazionale della carne e del grasso di balena (sebbene non abbia avuto luogo) 2002 Il Giappone estende la sua caccia scientifica anche alle balenottere boreali in via d'estinzione (Ottobre) L'Islanda riesce a rientrare nell'IWC opponendo una riserva alla moratoria, valida fino a dopo il 2006 2003 L'Islanda inizia la "caccia scientifica" alla balenottera minore
Oggi la caccia alla balena è sorgente di molte controversie e dispute diplomatiche internazionali. Al momento è limitata alla ricerca e alla sussistenza di limitate popolazioni indigene. Molti paesi della Commissione internazionale per la caccia alle balene (IWC) si oppongono alla caccia commerciale, citando sia i numeri delle balene, bassi in confronto al numero esistente prima del XIX secolo, e anche l'industria turistica che presenta le balene come attrazione, oltre che la simpatia che le balene, come la maggior parte dei cetacei, riscuotono nelle popolazioni. Inoltre, vi sono sostituti pratici per ciascuno dei prodotti che in secoli passati si potevano solo ottenere dalle balene. Altri paesi della commissione citano l'aumento nel numero di balene, e soprattutto di alcune specie di balene, da quando la caccia commerciale alle balene fu sospesa nel 1986 (quando fu sospesa a causa della riduzione nel numero delle balene dovuta alla caccia stessa, e anche per motivi politici). Questo aumento, e gli usi tradizionali delle balene, soprattutto la carne, vengono addotte come giustificazione per riprendere la caccia alle balene, almeno per alcune specie più abbondanti. Questa decisione viene presa ogni anno dalla Commissione Internazionale Baleniera.
La balena è particolarmente utile al benessere dell’ecosistema degli oceani. “Alcune specie di balene percorrono i fondali oceanici alla ricerca di prede come vermi o crostacei planctonici. Questa pratica di ritorno e di dispersione dei sedimenti rafforza la produttività biologica. Le carcasse di balena servono da rifugio e nutrimento per alcune specie che vivono sui fondali marini. Le balene contribuiscono così al buon funzionamento della natura sottomarina. Quando una balena muore, affonda e apporta una grande quantità di carbonio organico, dato che si arena sul fondale oceanico. Le balene riciclano i nutrimenti e i loro rifiuti fecali favoriscono la produzione di plancton. Le balene sono delle allevatrici di plancton. Le loro deiezioni permettono anche di assorbire il diossido di carbonio. La balena dispone dunque di capacità benefiche e primordiali per l’ecologia. Dalla culla alla tomba, il ciclo di vita di una balena è utile al bene comune.
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