top of page

Il Mar Tirreno


Il mar Tirreno è quella parte del mar Mediterraneo che si estende a ovest della penisola italiana.

Il Mar Tirreno (Mare Tyrrhenum) prende il nome dal popolo dei Tirreni (chiamati Tyrsenoi o Tyrrhenoi dai greci), meglio conosciuti come Etruschi, i cui territori nell' 8° secolo a. C. si estendevano nelle attuali regioni italiane di Toscana, Umbria e Lazio, e che nei due secoli successivi ampliarono il loro raggio d'azione fino alle attuali regioni di Emilia-Romagna e Campania.

Confini Il Mar Tirreno è compreso fra la Corsica, la Sardegna, la Sicilia, la Calabria, la Basilicata, la Campania, il Lazio e la Toscana; è collegato al Mar Ionio tramite lo Stretto di Messina ed è diviso dal Mar Ligure dall'isola d'Elba, con il Canale di Corsica a ovest e il Canale di Piombino a est. Il confine fra Mar Tirreno e Mar Ligure è costituito dalla linea immaginaria che congiunge Capo Corso all'isola d'Elba e al canale di Piombino, lungo il 43º parallelo. Questa suddivisione è ritenuta valida dall'Istituto Idrografico della Marina Militare Italiana, che usa perlopiù Mar Ligure nei portolani relativi alla costa toscana settentrionale. Tuttavia nella percezione comune e secondo una tradizione radicata, prevale l'idea che il confine settentrionale tra il mar Ligure e il mar Tirreno sia situato alla foce del Magra, in Liguria, e che quindi tutta la costa toscana si affacci sul Tirreno. Questa versione tradizionale dei confini ha portato a varie conseguenze: vicino a Pisa negli anni trenta è stata fondata una località balneare denominata Tirrenia; il quotidiano di Livorno si chiama Il Tirreno e Viareggio e Castiglioncello sono popolarmente definite le Perle del Tirreno. Occorre tuttavia considerare che nelle carte dell'Ottocento il mare che bagnava la Toscana era talvolta chiamato semplicemente Mare Toscano. L'Organizzazione idrografica internazionale, in un suo documento del 1953,adotta come confine la linea che congiunge Capo Corso (in Corsica) con l'isola Tinetto (nel golfo di La Spezia). Pertanto tutta la costa toscana e il golfo di La Spezia farebbero parte del mar Tirreno. Questo confine è in via di ridefinizione: infatti la stessa Organizzazione ha pubblicato nel 1985 una bozza del documento definitivo sui limiti dei mari che fa coincidere il confine sud-orientale del mar Ligure con quello lungo il 43º parallelo da Capo Corso a Piombino. Il confine fra il Mar Tirreno e il Mar Mediterraneo è costituito dalla linea immaginaria che congiunge Capo Boeo a Marsala in Sicilia con Capo Teulada in Sardegna.

Caratteristiche La sua profondità massima è di 3 785 m in una fossa vicino all'isola di Ponza. Il mare si trova vicino alla faglia che divide l'Africa dall'Europa. Di conseguenza le catene montuose sottomarine e i vulcani attivi abbondano. Il mar Tirreno è poco pescoso, sicché i suoi porti sono generalmente utilizzati per il trasporto dei passeggeri e delle merci. I principali sono Piombino, Civitavecchia, Cagliari, Olbia, Napoli, Salerno, Milazzo, Palermo, Trapani e Gioia Tauro, che è il più grande terminal per trasbordo del mar Mediterraneo. I fiumi che lo formano soprattutto principalmente a regime torrentizio. I principali, da nord a sud, sono l'Ombrone, il Tevere, il Garigliano e il Volturno.

Storia Il Mar Tirreno prende il nome dall'antico popolo dei Tirreni (Tyrsenoi o Tyrrhenoi), meglio noti come Etruschi i cui territori nell'VIII secolo a.C. a nord si estendevano fino alla foce dell'Arno nei pressi di Pisa, e che nei due secoli successivi ampliarono il loro raggio d'azione fino alla foce del fiume Magra in Liguria, mentre a sud si estendevano fino alla Campania, detta per questo anche Etruria Campana. Narra lo storico greco Erodoto nelle sue Storie di come il re della Lidia (attuale Turchia occidentale) dopo anni di carestia avesse deciso di far emigrare una metà del suo popolo alla ricerca di una nuova patria. Guidati dal principe Tirreno, i Lidi sbarcarono quindi sulle coste occidentali della penisola italiana e, preso possesso della nuova terra, mutarono il loro nome in Tirreni dal nome dell'eroe eponimo che li aveva guidati. Costoro, secondo il racconto greco, non sarebbero altri che gli Etruschi. Dal loro nome greco fu quindi detto Tirreno il mare che dominarono per secoli (talassocrazia etrusca). Secondo altre fonti, Tyrrhenoi sarebbe l'epiteto con il quale i greci chiamavano i pirati che nel mediterraneo occidentale abbordavano con piccole e veloci imbarcazioni chiunque vi si avventurasse.

Il fondale di questo mare è molto accidentato, costellato da fosse e canyons con montagne sottomarine dalle cime elevate, una delle quali è ubicata a sud dell’Isola di Montecristo, è a soli 60 mt dalla superficie marina. In mezzo al Tirreno di fronte al Golfo di Napoli vi è il più grande vulcano sottomarino d’Europa; il monte Marsili, la sua altezza dal fondale sfiora i 3000 mt è un vulcano tuttora attivo e sui fianchi del quale si stanno sviluppando ancora numerosi apparati vulcanici satellite. Esso fa parte di una ben più estesa catena montuosa sottomarina lunga ben 65 km; nel Tirreno meridionale vi sono anche altri vulcani sottomarini, il vulcano Vavilov e il vulcano Palinuro. Geologicamente parlando si possono scoprire anche altre curiosità ad esempio l’Isola d’Elba è un frammento della vicina Toscana, mentre l’Isola di Pianosa segna il limite Nord di sprofondamento del fondale cui è soggetto questo bacino, le Isole Ponziane sono state create da eruzioni di enormi e antichi vulcani, mentre Capri non è che una prosecuzione delle ripide montagne della Penisola Sorrentina. Ustica, prima Isola vulcanica siciliana a formarsi circa 1 milione di anni fa (le Eolie si sono formate poco meno di mezzo milione d’anni dopo) caratterizzata dalle coste aguzze, irte e costellate di grotte marine, dai fondali meravigliosi e protetti da una riserva marina. I fondali del Tirreno sono ricchi di varie forme di vita animale e vegetale, di fatti possiamo trovare gorgonie, alcionari, pennatulacei, coralli rossi, e pesci rarissimi, molti dei quali mai osservati fin ora in nessun altro mare. Molto comuni un tempo, e più frastagliate oggi le praterie di posidonia. In alcuni fondali le rocce sono ricoperte da numerosi celenterati, questi animali si chiamano Parazoanthus, e ricordano i polipi che costituiscono le barriere coralline, ma essi non sono in grado di secernere uno scheletro vero e proprio. Nei pressi di Ischia nel promontorio di S. Angelo il Mar Tirreno racconta anche una “favola”: c’era una volta a 30 metri di profondità un gigantesco ventaglio giallo (era una Gerardia savaglia volgarmente chiamata corallo nero, anche se non è affatto un corallo ma un Zoantaro con scheletro corneo parassita di gorgonie) un giorno un incauto subacqueo lo estirpò pensando che avesse un certo valore commerciale, ma nell’estirparlo, lasciò cadere molti frammenti verso il basso sulle gorgonie, che vennero colonizzate nuovamente, così oggi dopo questo fatto, come una sorta di “semina” ad una profondità media di 30 -40 mt si possono ammirare uno dei più straordinari giardini di Corallo nero del Tirreno, un mare talmente particolare da rappresentare per gli studiosi una miniera d’oro da esplorare ed osservare, con una biodiversità non comune in altri luoghi.

Isole e arcipelaghi Oltre alle isole maggiori che ne delimitano approssimativamente i confini, il Tirreno è caratterizzato dalla presenza di più di un arcipelago. Nella parte settentrionale si hanno le isole dell'arcipelago Toscano (Elba, Pianosa, Montecristo, Giglio, Giannutri e Formiche di Grosseto), eccetto la Gorgona e la Capraia che sono bagnate dal Mar Ligure. Nel 1996 le isole dell'arcipelago Toscano sono entrate a far parte del Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano, grazie al quale sono salvaguardate le sette isole maggiori dell'arcipelago e i fondali con tutta l'importante fauna. È attualmente il più grande parco marino d'Europa. Nella parte centrale del Tirreno si trova invece l'arcipelago Ponziano (o isole Ponziane), del quale fanno parte Ponza, Palmarola, Gavi, Zannone, Ventotene e Santo Stefano, e largo delle coste campane si trova l'Arcipelago Campano: Capri, Procida, Ischia e altre isole minori. Al largo delle coste della Sicilia troviamo l'isola di Ustica e altri due arcipelaghi: di fronte alla città di Milazzo in Sicilia si trovano invece le isole Eolie: Stromboli, Alicudi, Filicudi, Lipari, Salina, Vulcano e Panarea, infine a ovest rispetto a Trapani si trovano le isole Egadi, composto da tre isole: Levanzo, Favignana e Marettimo. Sulla costa nordorientale della Sardegna si trova l'arcipelago della Maddalena, composto dalle due isole principali di La Maddalena e Caprera e da un gran numero di isolotti minori; alcuni chilometri più a sud si trovano l'imponente sagoma di Tavolara e l'isola di Molara. Altre isole importanti sono Asinara, Isola di San Pietro e Carloforte. Per la posizione isolata più di un'isola ha ricoperto ruoli di penitenziario (Pianosa, Santo Stefano) o di luogo ospite di esuli volontari ed esiliati per motivi politici (Napoleone all'isola d'Elba, Augusto e Tiberio a Capri, Sandro Pertini, Altiero Spinelli e Ernesto Rossi a Ventotene) e Giuseppe Garibaldi a Caprera.

Attività vulcanica sottomarina Il Tirreno è un'area geologicamente molto attiva I principali vulcani sono - I monti Lametini - Vavilov - Marsili, il più grande - I Campi Flegrei

La fauna del Mar Tirreno - Acetabularia (Acetabularia mediterranea) = L’ombrellino, del diametro di circa un centimetro, è costituito da un’unica, gigantesca cellula. Acetabularia è un’alga annuale: il cappello si forma in primavera per cadere poi in tardo autunno. Cresce sulle rocce in zone riparate. - Calamaro (Loligo vulgaris) = Il calamaro vive di giorno ad altissime profondità e risale in superficie la notte. Si ciba di piccoli pesci ed anche dei suoi stessi simili. Nuota muovendo le robuste pinne laterali o a reazione espellendo l’acqua dall’imbuto. - Castagnola (Chromis cromis) = Nuvole di castagnole riempiono gli strati superficiali del nostro mare: la castagnola vive, infatti, in gruppi di centinaia di individui che si librano sopra le rocce del fondo per catturare i minuscoli crostacei planctonici. - Cavalluccio marino (Hippocampus guttulatus) = Incapace di muoversi rapidamente, il cavalluccio è protetto da una robusta armatura ossea. Vive nelle praterie di Posidonia, cui si ancora con la coda prensile. E’ il maschio ad incubare le uova, in una tasca simile ad un marsupio, e a dare alla luce i piccoli. - Cetriolo di mare (Holoturia forskali) = E’ facile scorgere il corpo cilindrico di questo echinoderma nelle praterie di Posidonia e fra gli scogli. Spesso ospita, suo malgrado, un pesciolino parassita. Lungo circa 25 cm, se irritato espelle dei lunghi filamenti bianchi e vischiosi. - Coda di pavone (Padina pavonia) = Alga comunissima ed assai riconoscibile per la sua colorazione bianca, dovuta all’accumularsi di calcare nei tessuti. Raggiunge l’apice del suo sviluppo in tarda primavera, quando arriva anche ai 20 cm di diametro. Vive in colonia. - Dente di cane (Balanus perforatus) = Crostaceo sessile che preferisce le acque superficiali tormentate, filtra l’acqua con una sorta di rastrello. E’ capace di sopportare l’emersione fra la bassa e l’alta marea trattenendo all’interno della conchiglia un po’ di acqua di mare. - Donzella maschio (Coris julis) = I maschi adulti raggiungono i 25 cm. di lunghezza. Dopo aver rapidamente cambiato sesso, i neo-maschi impiegano molto tempo a disfarsi della vecchia livrea femminile che avevano da giovani, e dai colori completamente diversi. - Donzella pavonina (Thalassoma pavo) = La colorazione vivacissima di questo pesce è legata alle sua trasgressiva vita sessuale: la donzella è infatti un pesce ermafrodita, che inizia la sua vita come femmina per cambiare sesso, e livrea, con l’eta’. Nella foto, un maschio. - Gnacchera (Pinna nobilis) = E’ il più grande mollusco bivalve del Mediterraneo. Spesso ospita al suo interno un piccolo granchio. Vive nelle praterie di Posidonia e sulle distese sabbiose in vicinanza di scogli. I filamenti che la ancorano a terra erano utilizzati una volta per tessere. - Margherita di mare (Parazoanthus axinellae) = Celenterato coloniale. Incapace di costruirsi un proprio scheletro, vive incrostando le rocce o altri animali legati al fondale in zone poco illuminate. Simile per aspetto ad Astroides calycularis, presente però solo a sud di Ponza. - Occhiata (Oblada ocellaris) = Non è difficile incontrare gruppi di centinaia di occhiate sopra le secche sommerse e le pareti rocciose. Inconfondibili per la macchia nera sulla coda, si cibano di alghe e dei piccoli animali che vivono sulla roccia. - Orecchia di mare (Haliotis lamellosa) = Comune sotto gli scogli e fra le pietre, ha una forma inconfondibile. Sulla conchiglia è presente una serie di fori, di cui solo gli ultimi cinque o sei sono aperti: attraverso questi fori il mollusco fa fuoriuscire delle protuberanze del mantello a forma di tentacolo. - Ortica di mare (Anemonia sulcata) = Una batteria di 150-200 tentacoli urticanti, che ondeggiano sul fondo, è il potente mezzo di offesa/difesa di questa bella attinia. Vive fra gli scogli, dove nasconde il corpo. Immuni al suo veleno, gamberetti, granchi ed anche un pesciolino, che ci vivono in simbiosi. - Patata di mare (Halocynthia papillosa) = Tipico abitante delle zone in ombra, vive filtrando l’acqua che inala dal sifone superiore ed espelle da quello laterale. E’ il più evoluto degli animali bentonici: la sua larva è dotata infatti di una sorta di colonna vertebrale, che perde però allo stadio adulto. - Pelagia (Pelagia noctiluca) = Attenzione a questa medusa! I suoi tentacoli – che possono superare il metro di lunghezza – sono fortemente urticanti. Cellule velenose sono presenti anche sull’ombrella. Se irritata da corpi estranei, emette una luce verdastra, visibile con l’oscurità. - Pomodoro di mare (Actinia equina) = Questa attinia rimane spesso fuori dall’acqua durante la bassa marea, eppure riesce a non risentire dell’esposizione all’aria richiudendosi su sé stessa e assomigliando a un pomodoro. Con l’alta marea apre i tentacoli scarlatti e urticanti, in cerca di cibo - Polmone di mare (Rhizostoma pulmo) = Comunissima nelle nostre acque litorali in estate, può raggiungere 30 cm. di diametro ed oltre un metro di lunghezza. E’ spesso accompagnata da piccoli sugherelli che si cibano dei resti dei pesci catturati dalla medusa. I tentacoli sono solo lievemente urticanti. - Polpo (Octopus vulgaris) = Caccia di notte e di giorno si rifugia nella sua tana, riconoscibile per la presenza, all’esterno, di conchiglie e di gusci di crostacei di cui è ghiotto. E’ uno degli invertebrati più intelligenti ed evoluti. Se si carezza sulla testa arriccia i tentacoli, felice. - Posidonia (Posidonia oceanica) = E’ una fanerogama, una pianta con fiore e frutti. La Posidonia cresce in praterie fittissime che offrono riparo ad una gran quantità di pesci, crostacei e molluschi. E’ il vero polmone del nostro mare, un ambiente tanto importante quanto delicato. - Riccio “femmina” (Paracentrotus lividus) = Si ciba di alghe; la notte ritorna sempre nello stesso punto. Si copre spesso di detriti, sassolini o foglie di Posidonia. Raccolto dall’uomo sin dall’antichità, del riccio “femmina” si mangiano le cinque gonadi arancioni; le gonadi maschili, biancastre, sono poco evidenti. - Riccio “maschio” (Arbacia lixula) = Gli organi riproduttori di questo riccio non sono commestibili in quanto contengono una sostanza amara: per questa ragione lo si ritiene, a torto, il maschio del Paracentrotus, ma in verità è una specie diversa. - Salpa (Salpa democratica) = Questo tunicato planctonico trasparente forma delle catene di diversi metri di lunghezza, spesso arrotolate in spirale: decine e decine di individui identici, risultato della riproduzione asessuata di un unico organismo. - Sarago fasciato (Diplodus vulgaris) = Insieme al maggiore, al pizzuto e al faraone, il sarago fasciato è co-munissimo in tutti i mari italiani, presente lì dove esistono anfratti o grotte dove trovare riparo. I giovani vivono in gruppi mentre gli adulti tendono ad isolarsi. Si nutre di molluschi, crostacei ed echinodermi. - Scorfano (Scorpaena scrofa) = Dotato di un magnifico mimetismo, cui contribuiscono le numerose escrescenze carnose, lo scorfano è un pesce di ambiente roccioso. Le spine della pinna dorsale sono collegate internamente con una ghiandola velenifera ed infliggono ferite dolorosissime. - Seppia (Sepia officinalis) = Specie tipica dei fondali sabbiosi, dove si interra per nascondersi, si può rinvenire anche fra gli scogli. Il suo straordinario mimetismo è dovuto alla presenza di cellule particolari, i cromatofori, che contengono pigmenti colorati. Se infastidita lancia nubi d’inchiostro. - Spirografo (Spirographis spallanzanii) = Malgrado il suo delicato aspetto floreale, lo spirografo è un verme. Il pennacchio è formato dalle branchie, con cui l’animale respira e cattura il cibo. Non possiede occhi ma è in grado di avvertire il pericolo percependo il movimento dell’acqua. - Spugna dello spondilo (Crambe crambe) = Spugna incrostante molto comune, riveste gli scogli sin dai primissimi metri di profondità. Vive preferibilmente in penombra, sulle pareti delle grotte o nelle cavità, filtrando l’acqua che inala dai minuscoli pori ed espelle dai fori più grandi, chiamati osculi. - Stella (Ophdiaster ophidianus) = E’ una vorace predatrice di molluschi bivalvi: dopo aver aperto leggermente le valve, la stella estroflette lo stomaco e digerisce la preda direttamente nella sua conchiglia. Le stelle sono capaci di autoamputare le braccia e originare da ciascuna un individuo completo. - Triglia di scoglio (Mullus surmuletus) = La sera si aggira in pattuglie di cinque/sei individui a caccia di molluschi e crostacei che individua grazie ai sensibilissimi barbigli biancastri. Vive sui fondali rocciosi, mentre la specie barbatus si rinviene sulle distese sabbiose.

L’inquinamento del Mar Tirreno

Il 95% dei macro rifiuti galleggianti nel mar Tirreno è costituito da plastica, il 41% di questi consiste in buste e frammenti plastici e la maggiore densità superficiale di questi detriti è stata rinvenuta nel Tirreno centro meridionale. L’uso della plastica e dei suoi derivati è cresciuto notevolmente negli ultimi 40 anni, trend che si riflette sulla composizione del rifiuto marino. Anche per il programma dell’ambiente delle Nazioni Unite, l’Unep, la plastica rappresenta la frazione merceologica preponderante dei rifiuti rinvenuti in mare (dal 60 all’80% del totale, con punte del 90-95% in alcune regioni). Dopo buste e frammenti, il 13% della plastica registrata è costituita da teli (residui di dimensioni pari a un metro o più) e il 12,5% da bottiglie di plastica. Il 33% è, invece, la percentuale di cassette di plastica.

Post in evidenza
Post recenti
Archivio
Cerca per tag
Non ci sono ancora tag.
Seguici
  • Facebook Basic Square
  • Instagram Social Icon
bottom of page