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“Aspetti psicologici, emotivi e motivazionali della subacquea dei diversamente abili e dei disabili


CAPITOLO 10: Aspetti psicologici, emotivi e motivazionali degli istruttori e delle guide subacquee per persone diversamente abili e per persone non vedenti. Troppo spesso di pensa che gli strumenti, la tecnologia e le capacità fisiche individuali consentano di potersi immergere senza la guida di qualcuno, il quale insegni e conduca correttamente le tecniche migliori e conosca come affrontare i possibili imprevisti. Le agenzie didattiche subacquee divulgano la necessità di frequentare corsi dedicati all’apprendimento del “come si fa” ad andare sott’acqua, evidenziando i concetti di sicurezza e di limitazione personali necessari per lo svolgimento delle immersioni in sicurezza e in tranquillità. L’incontro del diversamente abile e del non vedente, che esprimono innovazione e creatività, nella conoscenza dell’elemento acqua, con l’operatore specializzato, che rappresenta la tecnica e la sicurezza, possono portare ad un’esperienza di apprendimento e insegnamento fortemente motivazionale per entrambe le parti: il diversamente abile e il non vedente potranno avvantaggiarsi di capacità, esperienze e aspetti psicologici che aumenteranno notevolmente il loro grado di autostima e utilità sociale, mentre gli istruttori e/o le guide potranno a loro volta mettere a frutto e vivere le nuove esperienze formative ed emotive di tipo differenziato, che miglioreranno anche il loro bagaglio tecnico specifico e andranno anche a vantaggio delle loro abilità metodologiche sulla disciplina subacquea. Un buon subacqueo, anche con molta esperienza, non è sempre una buona guida subacquea e difficilmente sarà un istruttore didatticamente formato sia sul piano tecnico che su quello psicologico – relazionale. Condizioni e finalità operative tra il subacqueo , la guida subacquea e la guida subacquea per diversamente abili e per non vedenti sono ben distinte tra di loro e, nel caso di attività con diversamente abili e non vedenti, la necessità di diversificazione e specializzazione dei ruoli è molto importante. Ognuna di queste figure presenta aspetti psicologici, emotive e motivazionali in comune e diversi tra di loro che vedremo di seguito. 1) La guida subacquea = come esperienza e qualifica ha conoscenza dei luoghi di immersione di una specifica zona; è inoltre preparato alla conduzione di gruppi turistici in immersione, finalizzando l’immersione stessa all’osservazione ambientale e al riconoscimento delle specie. Nel campo delle immersioni con persone diversamente abili e non vedenti la guida subacquea può fornire all’istruttore per diversamente abili e per non vendenti un supporto di conoscenza dei luoghi, garantendo in tal modo che l’immersione sia svolga in siti adatti alle necessità dei partecipanti, dove non vi siano ostacoli naturali o artificiali pericolosi, con la possibilità di ritrovare anche le morfologie e le specie marine studiate. La guida subacquea dovrà comunque aver partecipato a stage dedicati alle necessità e alle peculiarità tipiche delle immersioni con persone diversamente abili e non vedenti, ponendo sempre una particolare attenzione alle tematiche inerenti il tema della prevenzione e della sicurezza. 2) L’istruttore per persone diversamente abili e per non vedenti = l’istruttore è la figura determinante per la buon riuscita di un percorso formativo e per l’instaurarsi di un rapporto proficuo di apprendimento con i subacquei diversamente abili e non vedenti. La mancanza di professionalità tecnica, comunicativa, emotiva, sociale – relazionale e gestionale di questa figura verrà subito avvertita dall’allievo, portandolo verso una situazione emotiva critica che non gli consentirà un sicuro apprendimento e ci ciò né risentirà molto il rapporto di fiducia tra i due, tra allievo diversamente abile e non vedente e l’istruttore. Nel settore della subacquea con persone diversamente abili e non vedenti, l’istruttore dovrà obbligatoriamente frequentare i corsi formativi necessari al completamento della propria preparazione e formazione, finalizzati alla specificità del riconoscimento e del superamento delle difficoltà del sub diversamente abile e non vedente. In tali corsi si pone molto l’attenzione alla capacità tecnica nel riconoscere le problematiche sensitive, emotive e motorie tipiche (rabbia, tristezza, postura e psicomotricità), con la conseguente applicazione del metodo didattico e relazionale più adeguato per correggerlo. L’istruttore, inoltre, dovrà conoscere le necessità comunicative per rapportarsi chiaramente e direttamente con il non vedente, in modo da instaurare quel rapporto di fiducia, fondamentale per il successo didattico subacqueo. L’istruttore per non vedenti deve saper analizzare la didattica e immedesimarsi , a volte anche nelle modalità e negli aspetti emotivo – relazionali, nell’allievo non vedente, cercando di capire quali possano essere le sue esigenze, le sue necessità e le sue difficoltà. Per riuscire a far questo, l’istruttore deve saper riuscire a scomporre ogni dettaglio tecnico e compararlo a quelle che sono le possibilità tecnico – didattiche dell’allievo non vedente, al fine di poter modificare qualunque situazione o gesto che non possa essere compresa o addirittura rifiutata. L’aspetto più importante, fondamentale, per un istruttore subacqueo che crede veramente nell’utilità di svolgere corsi in questa specifica disciplina con queste persone non consiste solo nel tecnicismo e nella preparazione, ma consiste anche nella carica emozionale e motivazionale che nasce dalla voglia di praticare questa attività e dalla consapevolezza che questa stessa attività posso realmente servire loro come messaggio per trasmettere positività atto a farli progredire nel raggiungimento dell’autonomia e per l’abbattimento di dogmi e pregiudizi sul fatto che la subacquea è solo per normodotati. L’istruttore deve sentirsi gratificato e altamente motivato dalla possibilità di trasmettere messaggi, sensazioni ed emozioni ai subacquei diversamente abili e non vedenti, a loro volta grati ed emozionati per il fatto di poter essere condotti in un mondo ricco di sensazioni, emozioni ed esperienze che sarebbero altrimenti precluse se non ci fosse un istruttore motivato e gratificato nell’insegnargli a loro. Il coinvolgimento emotivo dovrà essere per l’istruttore la gratificazione più importante e indelebile, nonché la migliore motivazione per lo svolgimento di questa attività. Infine, da un punto di vista puramente psicologico, non è affatto trascurabile il fatto che istruttori con un bagaglio personale di esperienze di accompagnamento per persone diversamente abili e non vedenti, acquisiscano un particolare e positivo stato d’animo e un entusiasmo motivazionale all’insegnamento, aspetto che si ripercuote anche quando essi sono sulla terra ferma e non solo nel “Pianeta mare”.

CAPITOLO 11: Conclusioni. La troppo frequente esclusione sociale dalle attività sportive dilettantistiche, compresa l’attività subacquea, è stata per troppo tempo e spesso frutto della pigrizia mentale di non voler affrontare e confrontarsi con il “diverso” e di non volere avviare un pensiero laterale per trovare soluzioni diverse da quelle a cui si è normalmente abituati. Questo è stato per troppo tempo all’origine dell’esclusione dei diversamente abili e dei non vedenti dalle attività subacquee, senza che venisse alla mente il concetto che se una persona ha disabilità motorie o visive essa si può muovere più facilmente in un mondo con leggi di gravità diverse alla terra ferma, in cui ha la possibilità di provare maggiore autonomia e di accrescere il proprio senso sia di fiducia che di autoefficacia; aspetti questi che consente proprio l’attività subacquea. Suoni e percezioni tattili – motorie creano emozioni intense e abbattono le barriere e i preconcetti, rendendo i subacquei diversamente abili, non vedenti e normodotati un corpo solo, un unico gruppo con un forza senza pari, dove la diversità è solo un concetto del mondo emerso, della terra ferma. Dare la possibilità a persone diversamente abili e non vedenti di vivere un’ esperienza unica, come quella che la subacquea offre nel porre in stretto contatto con il mare, la profondità e il gruppo, è segno di una fortissima attenzione e inclusione sociale. Un’attenzione che si fonda su un rapporto autentico con le bellezza della natura marina con lo sport come attività didattica e aggregativa, con i suoi aspetti intrinseci di essere socializzante, motivante e percettiva. Ciascuno di noi, con i propri deficit fisici e con le proprie paure, porta sott’ acqua ciò che è o ciò che è diventato, in un rapporto autentico tra istruttore e/o guida e allievo e tra il gruppo di allievi stessi. La preparazione dell’equipaggiamento, il briefing, l’assenza di gravità, lo scendere nel blu, la modificazioni dei colori, l’affidarsi al compagno e al gruppo, la continua verifica di se stessi, il sentire il proprio respiro, gli incontri con i pesci e le altre creature marine, la contemplazione dei fondali e delle pareti, la suggestione alla vista di un relitto, di un anfora o di una grotta, l’euforia per l’impresa compiuta, il parlare dopo il silenzio, sono fattori contribuiscono a fare della subacquea uno sport completo in tutti i sensi e senza barriere arcitettoniche di alcun tipo.


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