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“Aspetti psicologici, emotivi e motivazionali della subacquea dei diversamente abili e dei disabili

  • Nicola Di Battista
  • 20 ago 2018
  • Tempo di lettura: 10 min

CAPITOLO 9: Aspetti psicologici, emotivi e motivazionali della subacquea delle persone non vedenti. Dei cinque sensi, la vista fornisce la maggior parte delle informazioni sul mondo esterno, infatti l’ 85% di tutte le informazioni che riceviamo proviene proprio dalla vista. Le cause di menomazione alla vista posso essere congenite o acuiste, parziali o totali. La minorazione visiva, sia essa parziale o totale, è una menomazione che non intacca le possibili e nuove esperienze cognitive, emotive e sociali che si possono percorrere. Per la medicina esistono due forme di cecità, le quali sono determinate dall’incapacità di visiva del soggetto, in riferimento al grado di accuratezza del campo visivo. Tali diversi gradi di riduzione visiva determinano una classificazione specifica, in base alla quale la persona è definibile più o meno autonoma nei movimenti percettivi e tattili. Tale stessa divisione dei gradi di riduzione visiva permette di distinguerli in: 1) Ipovedenti = a loro volta posso essere: a) ipovedenti lievi; b) ipovedenti medio – gravi; c) ipovedenti gravi. 2) Ciechi = che a loro volta possono essere: a) ciechi parziali; b) ciechi totali. Nella didattica e nell’attività subacquea tali differenze rendono necessario un diverso approccio tecnico e comunicativo, rispettando sempre sia le necessità del singolo che quelle del gruppo. Nelle immersioni dei non vedenti, esso si applica e si concentra sulle tecniche manuali, sugli aspetti teorici e motori con l’intento di raggiungere un gesto tecnico motorio consono alla situazione. Tale condizione è particolarmente difficile da eseguire per i non vedenti, in quanto essi non hanno la possibilità di eseguire per imitazione i movimenti dell’istruttore. Alcune condizioni subacquee sono vissute in ritardo a causa della mancanza di punti di riferimento. Coloro che, invece, hanno perso la vista progressivamente nel tempo o dopo averla avuta per un certo periodo di tempo hanno ancora nella loro memoria dei ricordi delle emozioni e delle sensazioni vissute nel compiere un gesto, delle forme e dei colori degli oggetti e dell’ambiente marino; ciò può aiutare tali persone durante le immersioni. Ci possono essere, infine, casi in cui il sub non vedente prima di perdere la vista praticava l’attività subacquea e le immersioni; tale situazione potrebbe in lui stimolare continui flash – back su quello che prima vedeva, sentiva e provava in sé, mettendolo anche a confronto con la sua attuale condizione di cecità. L’immersione degli ipovedenti prevede che essi utilizzino ancora la loro percezione visiva residua, al fine di affrontare le manovre e le situazioni che si presentano durante l’attività subacquea e per esplorare il mondo marino. Essi devono anche comprendere che non devono fare affidamento esclusivo sulla loro vista residua e spesso, al fine di rendere più sicura l’immersione in mare, durante le immersioni in piscina li si invita ad usare la maschera con le lenti oscurate. La psicologia ha da lungo tempo affermato come nelle relazioni sociali, oltre alla comunicazione verbale, vi è anche la comunicazione non verbale, composta dalla postura del corpo nello spazio, dalla direzione dello sguardo, dalla posizione della testa, ecc… , i quali ci aiutano a capire come porci di fronte all’interlocutore; ma molte volte lo sguardo del non vedente è coperto dagli occhiali da sole, che disorientano la percezione dei messaggi emotivi trasmessi dallo sguardo, mentre la postura del corpo risulta spesso rigida e impacciata per la mancanza di autonomia nel raggiungere un movimento corretto, diretto direzionato e distanziato rispetto alla persona che è di fronte a lui. Sia per i ciechi che per gli ipovedenti è molto importante che essi imparino a compiere i movimenti tecnici in autonomia e in sicurezza, affidandosi alle loro emozioni, alla loro capacità tattile e al rapporto di fiducia con l’istruttore prima e poi con tutto il gruppo. Questo permetterà di accrescere la propria autostima e di istaurare rapporti sociali significativi sia con il proprio gruppo di appartenenza subacquea che con nuove persone in diving.

PARAGRAFO 9,1: La didattica per i disabili visivi. Alla fine di adattare al meglio i contenuti didattici subacquei alle necessità – individuali e di gruppo – della persona non vedente, l’istruttore deve conoscere al meglio le caratteristiche di ogni allievo del corso, comprese le condizioni attuali dell’allievo non vedente e se essa è dalla nascita (congenita) o è subentrata nel tempo (acquisita). L’istruttore, con queste e altre informazioni, potrà in tal modo adattare e modificare l’attività didattica, al fine di modellarla il più possibile sulle caratteristiche degli allievi e per rendere migliore anche la comunicazione per il raggiungimento degli obiettivi. Dell’ attività didattica fanno parte, così come per la didattica per le persone vedenti: 1) la teoria = nell’esposizione dei concetti teorici con persone non vedenti l’istruttore non potrà ricorrere agli ausili visivi come quelli usati per la didattica per le persone vedenti, ma dovrà ricorrere a del materiale didattico apposito o auto costruito, ispezionabile con il tatto, che faciliti la spiegazione e renda meglio comprensibile il contenuto didattico stesso; tali contenuti dovranno essere facilmente comprensibili e mirati, evidenziandone i messaggi, i concetti e le procedure. Le lezioni dovranno anche essere di breve durata e devono prevedere anche il coinvolgimento attivo di tutti i partecipanti, inserendo la/ le persona/e non vedente/i in gruppi di persone vedenti. 2) il bacino delimitato = nell’esecuzione degli esercizi nel bacino delimitato (la piscina), l’istruttore deve illustrare al non vedente le struttura della vasca, evidenziandone le zone di ingresso e di uscita e i possibili rischi presenti in essa. Per aiutare il non vedente a recepire e comprendere le parole in un ambiente rumoroso come lo è la piscina è necessario rivolgergli la parola direttamente chiamandolo per nome e poggiandogli la mano sulla spalla. I suggerimenti tecnici dovranno essere modulari e dovranno contenere informazioni comprensibili e facilmente immaginabili, al fine di permettere una loro semplice esecuzione. 3) le immersioni in acque libere = tali immersioni sono il momento in cui il lavoro e l’impegno del subacqueo non vedente vengono premiati, dove la curiosità permette di far passare in secondo piano le difficoltà incontrate durante le fasi dl’apprendimento teorico e nel bacino delimitato. È importante che il subacqueo non vedente riconosca subito le differenze ambientali tra la piscina e il mare e acquisti sempre più dimestichezza con l’attrezzature e le procedure.

PARAGRAFO 9,2: L’importanza della fiducia e della comunicazione. Spesso l’istruttore si trova a dovere conquistare e superare le difficoltà della fiducia che l’allievo subacqueo non vedente deve riporre in lui. Il non vedente non ha alcun punto di riferimento visivo e quasi mai esperienze passate di movimenti motori simili a quelli che deve compiere in acqua. Situazioni con esercizi e condizioni sconosciute, sia dal punto di vista motorio che da quello dell’esperienza e dell’immaginazione, sono superate facilmente dai subacquei non vedenti grazie al rapporto fondamentale tra lui e l’istruttore, rapporto che si basa sulla fiducia reciproca e che non si limita solo al momento ludico, ma cresce e si rafforza durante tutte le occasioni di condivisione di esperienze e di momenti di vita in comune. Occorre che l’istruttore impartisca informazioni, correzioni e suggerimenti con termini chiari, semplici, precisi e adatti alla situazione, assicurandosi che il non vedente sia conscio di tutte le informazioni che gli vengono date e che tali informazioni siano da lui eseguibili. Ogni suggerimento didattico deve essere preciso e attento alle necessità del non vedente e alla specifica situazione in cui esso si trova. L’allievo non vedente deve capire e convincersi che l’istruttore è sempre presente accanto a lui, sia fisicamente che mentalmente, per sorreggerlo e per aiutarlo a superare ogni ostacolo, ogni difficoltà tecnica, motoria e psicologica. Tutto ciò è fonte del rapporto di fiducia da entrambe le parti. L’allievo deve avvertire dentro di se che le prestazioni richieste dall’istruttore sono superabili; in tal modo l’allievo si applica sulla richiesta dell’istruttore, sapendo che quest’ultimo si può fidare di lui. Questo è alla base di un reciproco rapporto di fiducia tra i due compagni, che permetterà di affrontare il programma didattico in modo tale che si instauri durante le immersioni quel clima emotivo disteso e di reciproca fiducia, i quali a loro volta permettono di pianificare l’immersione in tranquillità. La fiducia reciproca permette ad entrambi i subacquei di effettuare l’immersione in completa autonomia, come fanno i normovedenti, a volte arrivando ad abbandonare anche il contatto palmo a palmo tra istruttore e allievo non vedente. Il rapporto di stima e fiducia, basato su una chiara ed esplicita comunicazione, rafforza i messaggi didattici importanti. È importante che il rapporto di fiducia tra allievo non vedente e istruttore sia reciproco e completo. L’istruttore deve sincerarsi continuamente che ciò che comunica all’allievo non vedente sia sempre recepito, specie nei momenti in cui si potrebbe verificare qualcosa di inaspettato e che necessita di un’attenzione particolare. Altro aspetto importante per istaurare un buon rapporto di fiducia tra istruttore e allievo, così come tra gruppo di allievi vedenti e allievo/i non vedente/i, è che le persone vedenti inizino per primi a parlare con uno tono della voce diretto, sicuro e direzionato fin dai primi incontri e con la massima naturalezza nei comportamenti, al fine di evitare fraintendimenti, situazioni imbarazzanti, momenti di insicurezza e incentivare l’inclusione sociale e il rapporto di fiducia. Questi accorgimenti aiutano il non vedente a identificare e valutare aspetti come il timbro vocale, gli spazi di prossimità, la posizione nello spazio e altre informazioni a lui necessarie per comunicare. In tal modo il non vedente potrà anche valutare dove direzionare il proprio volto, come impostare il proprio timbro vocale, come assumere la postura nello spazio, superando o prevenendo egli stesso eventuali disagi. Nelle comunicazioni didattiche, la comunicazione dovrà essere sempre direzionata verso tutti i componenti del gruppo, in modo tale da consentire a ognuno di loro di intercettare la direzione della voce e far sentire tutti quanti parte del gruppo. Un giusto feeling tra istruttore e allievo non vedente prevede una comunicazione sincera, aperta, chiara e diretta: schiettezza, chiarezza e fiducia sono alla base di una buona didattica sui piano operativo, gestionale ed emozionale sia per i corsi che prevedono vedenti che per quelli con persone non vedenti, rendendo l’attività subacquea un’ esperienza emozionale e creativa. Maggiore sarà la fiducia, la comunicazione aperta e sincera e il feeling tra istruttore e allievo non vedente e minori saranno le difficoltà e le problematiche comunicative e gestionali sia nelle fasi di apprendimento in aula e i piscina e sia durante le uscite al mare.

PARAGRAFO 9,3: L’importanza dell’integrazione nel gruppo. In generale, l’attività subacquea è un esempio lampante dell’essere una disciplina sportiva molto aggregativa, in quanto il compagno di immersione – oltre a garantire sicurezza – diventa parte dell’attività e reciprocamente si condividono emozioni, sensazioni e racconti relativi all’immersione e al pre e post essa. Ciò vale anche per il subacqueo non vedente che si trova ad interagire sia con il compagno di immersione che con tutto il gruppo dell’immersione; ma l’integrazione sociale non si ferma solo al momento dell’immersione, ma prosegue anche nella vita dell’organizzazione / della società subacquea, dove si possono trovare compagni e amici disponibili a condividere giornate al mare e momenti di divertimento. Al fine di promuovere l’integrazione nei gruppi molti didatti esperti in didattica subacquea per non vedenti suggeriscono di inserire nei corsi allievi subacquei non vedenti in gruppi di allievi vedenti, dando modo a tutti i partecipanti di conoscere le loro potenzialità e limitazioni, nonché stimolando così la capacità di sostegno e di condivisione nelle e delle difficoltà. Tutto questo al fine di permettere l’instaurarsi di un clima di “naturalezza subacquea” privo di pregiudizi e limitazioni . Lavoro e immersione in coppia tra una persona vedente e una persona non vedente permettono sia una proficua integrazione nel gruppo che un arricchimento emotivo e tecnico da entrambe le parti, non escludendo nessuno.

PARAGRAFO 9,4: Il materiale didattico utilizzato. Nei “normali” corsi organizzati dalle varie scuole di didattica subacquea a coloro che vi partecipano viene consegnato un kit che contiene un sussidio cartaceo, tabelle e fogli per segnare le immersioni effettate. Tutto ciò è tecnicamente assente per la didattica subacquea per i non vedenti, ma è praticamente possibile grazie all’uso del Braille e della creatività degli istruttori e allievi non vedenti, spesso impegnati a costruire tale materiale e oggetti in modo manuale. Tali supporti autoprodotti possono variare nella forma e nel materiale, ma devono essere sempre adeguati alla situazione didattica specifica. Nella didattica per subacquei non vedenti manca un testo / un manuale in Braille, così come mancano delle tabelle da portare sott’acqua. Per ovviare a ciò si possono utilizzare dei supporti di plastica impermeabile a rilievo, attraverso cui il subacqueo cieco può leggere attraverso il tatto. Altro aspetto importante è la riproduzione artificiale delle specie marine, in quanto i non vedenti vedono con le mani, cioè con il tatto, percependo in tal modo la forma, la consistenza, la ruvidità o meno e il movimento. Tale fenomeno è definito come “visione tattile”. La riproduzione artificiale permette al subacqueo non vedente anche, precedentemente allenatosi anche in piscina a fare ciò, a utilizzare meglio l’attrezzatura in mare e di comprendere meglio quale sarà l’assetto da mantenere durante l’immersione in mare. Un altro supporto utile per il subacqueo non vedente è l’algario marino, cioè un catalogo che racchiude varie specie di alghe essiccate. Ciò permette di focalizzare e memorizzare meglio le forme, la consistenza e la dimensione della specie, in modo tale da creare quella condizione pre – conoscitiva che gli permetterà di riconoscere in modo autonomo le specie durante l’immersione al mare. Il “riconoscitore subacqueo” è un altro strumento che permette di scrivere il Braille e che contiene i disegni in rilievo le specie che è possibile incontrare durante l’immersione. La “lavagna subacquea” è una tavola Braille appositamente studiata e realizzata, la quale permette al subacqueo non vedente di scrivere tutti i dati tecnici e le informazioni utili dell’immersione svolta.

PARAGRAFO 9,5: La comunicazione subacquea nelle immersioni con le persone non vedenti. Oggi esistono in commercio tutta una serie di strumenti per comunicare sott’acqua, come ad esempio la maschera subacquea denominata “gran facciale”, la quale è dotata di un interfono. Tale strumento permette di comunicare verbalmente e rapidamente durante le immersioni tra il non vedente e l’istruttore e/o la guida, ma ha i difetti di essere eccessivamente costosa e difficile da reperire sul mercato italiano. Per ovviare a ciò la comunicazione nelle immersioni con subacquei non vedenti avviene per mezzo di segnali convenzionali precedentemente appresi. Tali segnali si trasmettono con la mano ed è sempre opportuno ripassarli prima di ogni immersione durante il briefing, al fine di garantire la sicurezza e la comprensione della comunicazione stessa. Questi segnali devono essere trasmessi in modo chiaro e preciso e devono essere sempre seguiti dal segnale ok, che sta ad indicare che il messaggio comunicativo è stato ricevuto. Durante le immersioni l’istruttore e/o la guida tiene il subacqueo non vedente alla sua sinistra e in alcuni casi può essere legato a lui. Tale posizione consente al subacqueo non vedente di poter gestire in modo autonomo e comodo il proprio VIS (gruppo di comandi per gonfiare e sgonfiare il GAV – Giubbotto ad Assetto Variabile) del GAV e consente anche all’istruttore di avere la mano libera per gestire le varie componenti dell’attrezzatura propria e dell’allievo stesso in caso di necessità. In tale andatura i segnali comunicativi sono eseguiti con una sola mano, la sinistra, sia da parte dell’allievo che da parte dell’istruttore. Aspetti importanti che l’istruttore deve sempre comunicare al subacqueo non vedente, in quanto tali dati sono rilevabili solo con strumenti che vanno osservati, sono la pressione, la profondità di immersione, il tempo di immersione e il tempo di risalita. Per quel che riguarda invece il poter comunicare informazioni non codificare si utilizzano i riconoscitori subacquei in Braille e lavagne dove il subacqueo non vedente può scrivere. La comunicazione non si limita solo all’immersione, attraverso l’utilizzo di materiale didattico dedicato e/o appositamente costruito è possibile per il subacqueo non vedente trascrivere i dati ei il profilo dell’immersione che ha effettuato e delle specie che ha avuto modo di sentire con il tatto.


 
 
 
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