“Aspetti psicologici, emotivi e motivazionali della subacquea dei diversamente abili e dei disabili
- Nicola Di Battista - Care The Oceans
- 6 ago 2018
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CAPITOLO 5: La disabilità fisica e la disabilità visiva. Con il termine disabilità fisica si indica la condizione di chi ha una ridotta capacità di movimento nel proprio ambiente e in quello sociale rispetto a ciò che è considerata la norma, pertanto è meno autonomo nello svolgere le attività quotidiane e spesso è anche nelle condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale. Non esiste una dichiarazione univoca e precisa di cosa essa sia, ma tutti i documenti internazionali e le moratorie stabiliscono che essa non deve essere motivo di alcun tipo di discriminazione. La disabilità visiva è, invece, una ridotta o assente capacità visiva; essa può essere congenita o derivante da danni all’apparato visivo.
CAPITOLO 6: La storia della subacquea per i diversamente abili e per i non vedenti. Nel 1975, negli USA, precisamente nello Stato della California, iniziarono le prime ricerche teoriche e pratiche di subacquea con persone con disabilità fisica e visiva, le quali poterono frequentare un corso per loro appositamente studiato e dedicato per ottenere alla sua fine l’abilitazione, cioè il brevetto, ad immergersi seguendo le norme di sicurezza. Nello stesso periodo anche in Italia iniziarono le prime esperienze individuali e isolate di subacquea con persone don disabilità fisica e visiva, con iniziative create ad hoc per esigenze specifiche e non condizionate tra di loro, spinte e motivate dall’affetto e dal legame per un amico e/o per un parente. Gli istruttori che si cimentavano in tale percorso si trovarono ad affrontare molti ostacoli: attrezzature inadeguate, pregiudizi, aspetti logistici, barrire architettoniche, difficoltà nell’ottenere l’idoneità medica e molto scetticismo, anche da parte degli stessi subacquei. In Italia, nel 1986, vennero brevettati i primi due subacquei non vedenti, e questo grazie all’intenso e pioneristico lavoro di alcuni subacquei di Milano. Queste prime iniziative, tra tanti ostacoli sono state condotte da veri e propri pionieri, i quali ottennero grandi e importanti risultati sia sul piano didattico e ancor di più sul piano umano / relazionale, i quali riuscirono anche a dimostrare che nonostante le difficoltà la subacquea è un obbiettivo sia raggiungibile che concreto per le persone con disabilità fisica e visiva. Da qualche anno, invece, alcune società didattiche subacquee stanno iniziando a includere le persone con disabilità nei loro insegnamenti normali, senza necessariamente delegare a organizzazioni specializzate l’insegnamento della subacquea e quindi la successiva pratica di questa attività; è ovvio, pertanto, che la brevettazione dei disabili nelle didattiche comuni e il potenziamento della loro presenza e inclusione sociale nei circoli subacquei sia qualcosa che contribuisce non poco alla loro qualità della vita, così come succede per qualsiasi altra persona che abbia una passione e desideri coltivarla insieme agli amici. Sappiamo tutti che la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità * VEDI APPENDICE 1 * – approvata dall’ ONU nel 2006, ratificata dall’Itala come Legge nel 2009 e nel 2010 dall’Unione europea – all’Articolo 30 Comma 5 [ «Al fine di consentire alle persone con disabilità di partecipare su base di uguaglianza con gli altri alle attività ricreative, agli svaghi e allo sport, gli Stati Parti adottano misure appropriate per: a) incoraggiare e promuovere la partecipazione più estesa possibile delle persone con disabilità alle attività sportive ordinarie a tutti i livelli; […] e) garantire che le persone con disabilità abbiano accesso ai servizi forniti da coloro che sono impegnati nell’organizzazione di attività ricreative, turistiche, di tempo libero e sportive»] individua il diritto alla pratica dello sport come una delle aree fondamentali dell’inclusione sociale. Nella storia delle attività sportive e ricreative, si può assistere a un progressivo allargamento della loro fruibilità da parte di una gamma sempre più ampia ed eterogenea di persone. Si possono individuare molte motivazioni alla base di questo fenomeno, tra cui una crescita culturale, alcune importanti modificazioni dello stile di vita, l’allungamento della vita media, l’aumentare della diffusione nella popolazione generale di stati patologici invalidanti che, pur non portando alla morte, condizionano in maniera negativa il funzionamento globale della persona. Oggi siamo tutti più consapevoli che la diversità di capacità o di quantità di salute tra le persone non determina necessariamente una diversità dei loro bisogni, quanto piuttosto un’altissima diversificazione delle modalità con le quali essi possono soddisfarli. In questo cambiamento sono inclusi anche l’aumento della domanda da parte delle persone disabili di svolgere attività “non strettamente necessarie” o non legate alla cura di malattie, ma derivanti dalla tendenza verso un alto livello di qualità della vita, come le altre persone. Mentre lo sport inizialmente era praticato dalle persone con disabilità perché se n’era accertato il ruolo benefico e riabilitativo, adesso viene inteso non solo come una cura, ma con le stesse motivazioni e aspettative con le quali lo praticano le persone non disabili In questi 41 anni le immersioni subacquee per i diversamente abili e non vedenti sono molto cambiate, così come la didattica e gli strumenti, e oggi essi possono immergersi tranquillamente in tutte le parti del mondo con persone normodotate, utilizzando solo apposite e moderne tecniche di comunicazione e di accompagnamento, ma godendo appieno delle meraviglie che il “Pianeta Mare” offre a tutti, senza limiti e senza barriere.