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"Aspetti psicologici, emotivi e motivazionali della subacquea dei diversamente abili e dei disa

CAPITOLO 1: Introduzione. L’attività subacquea ha da sempre ispirato le fantasie, le paure e i desideri dell’uomo, portandolo a incuriosirsi a tutto ciò che lo riguarda e ispirandolo nelle sue attività lavorative, ludiche, ricreative e artistiche; tutto ciò sin dall’epoca degli antichi Greci. Il “Pianeta Mare” ha da sempre affascinato l’uomo grazie alle sue bellezze, ai suoi tesori e ai suoi abitanti, permettendo all’uomo stesso di trovare uno spazio sia individuale che di gruppo, dove osservare, collaborare e fantasticare. Basta solo ricordare che circa i due terzi del globo terrestre sono ricoperti d’acqua e nel nostro Mar Mediterraneo sono presenti all’incirca settemila specie viventi diverse tra di loro, alcune delle quali si trovano solo qui. In Italia l’attività subacquea ha subìto un’espansione notevole negli ultimi vent’anni, dove ha assunto le caratteristiche di un’attività a larga diffusione, connotata da aspetti più ricreativi che sportivi. Lo svolgimento delle attività subacquee è possibile anche da parte di molte persone con disabilità fisiche e visive, in quanto l’idoneità fisica a questa pratica sportiva prescinde dalla presenza di alcune patologie invalidanti, come l’assenza della vista o di un arto, mentre, di contro, alcuni piccoli o grandi malanni della popolazione generale, come ad esempio un asma bronchiale o una sinusite mal curata, la renderebbero impraticabile. L’attività subacquea amatoriale è molto lontana dalla pratica degli sport agonistici, non essendo caratterizzata da agonismo, né a squadre, né individuale Per questa sua caratteristica, essa si presta alla pratica integrata e inclusiva tra le persone con disabilità e gli altri subacquei, in quanto non è necessario selezionare squadre od organizzare gare tra persone con capacità fisiche analoghe. Per tutti questi motivi, praticare la subacquea è senz’altro possibile, con adattamenti, a seconda delle condizioni fisiche individuali. Dal punto di vista sociologico, si è avuto il passaggio da un’attività per “pochi coraggiosi”, caratterizzata dall’altissima prestazione, derivante dalla tradizione degli antichi sommozzatori profondisti corallari del Mediterraneo, ad un’attività ricreativa, legata al tempo libero e alle vacanze, alla pratica della fotografia, dell’archeologia o della biologia marina. Ciò permette di comprendere come l’interesse si sia spostato dal piano atletico a quello ricreativo. Esiste poi un vantaggio secondario di evidente ordine psicologico, relazionale e sociale nella pratica della subacquea: per praticare un’immersione occorre andare al mare oppure al lago e quindi spesso ciò comporta partecipare a una gita, sia essa di una sola giornata o di un fine settimana, oppure si parte per un viaggio di un’intera settimana (o più) di vacanza. Inoltre, si può frequentare uno dei tanti circoli ricreativi subacquei, contesti nei quali le persone sono accomunate dalla passione per la subacquea e organizzano escursioni di vario tipo, associate anche ad altre attività non necessariamente inerenti l’ ambiente marino, come serate a tema, conferenze o semplicemente una pizza tra amici. E ancora, le persone usano spesso praticare alcuni allenamenti in piscina con periodicità. Tutto questo determina una moltitudine di relazioni sociali e scambi interpersonali, connessi ad attività varie, favorisce un’organizzazione costruttiva e positiva del tempo libero, stimola l’interesse per nuovi luoghi e nuove culture. Dal punto di vista fisico, praticare un’attività sportiva è anche un ottimo motivo per avere un rapporto migliore con la propria fisicità, accudire la propria salute generale, avere cura del proprio corpo, apprezzarlo nelle sue possibilità e percepirlo non solo come il luogo di patologie e deficit, ma anche come fonte di piacere e soddisfazione. L’attività subacquea non è solo il nuotare, ma è anche osservare, fotografare, svolgere ricerca, vivere le proprie emozioni, provare piacere e soddisfazione nel farlo e attività lavorativa, dove l’unico rumore percepibile è quello del proprio respiro e dei suoi abitanti, dove la luce assume un fascino particolare. Tali aspetti e sensazioni per l’uomo normodotato sono “normali”, ma possono rappresentare una novità, una sfida, un traguardo per coloro che siamo abituati a definire diversamente abili. Questa attività è stata oggetto di un ulteriore cambiamento, anche da quando le persone con disabilità, attratte dall’interesse verso il mare e verso questa disciplina, hanno iniziato a praticarla. Dapprima si è trattato di casi sporadici, opportunamente accompagnati dal clamore mediatico perché praticava qualcosa di ben lontano dall’immaginario collettivo del disabile “ammalato, pauroso e bisognoso”. In seguito nel mondo – e dunque anche in Italia – sono nate alcune scuole specializzate nella brevettazione subacquea per disabili e non vedenti e organizzazioni per la pratica subacquea rivolta a tali persone. Tali didattiche hanno dimostrato in modo affidabile che le persone con disabilità motoria o sensoriale possono praticare con piacere e sicurezza questa attività. Pertanto la conoscenza di tale opportunità è ormai abbastanza diffusa tra i medici sportivi, se ne parla talvolta anche nelle riviste specializzate di subacquea e gradualmente le competenze necessarie affinché ciò possa avvenire si stanno diffondendo nell’ambiente sociale che frequentiamo tutti i giorni. Non sempre però è noto alle persone con disabilità e ai contesti associativi da loro frequentati che tutto ciò è possibile. In effetti, il problema è che non esiste una capillare diffusione delle competenze tecniche e di inclusione sociale all’interno delle normali strutture nelle quali si insegna e si pratica la subacquea. Proprio questo è il motivo per il quale molto spesso una persona con disabilità non trova nel proprio territorio di vita un’immediata apertura alle proprie richieste di partecipazione ad attività sportive e ricreative integrate. Ancor più rare sono le occasioni nelle quali le persone con disabilità vengono coinvolte con proposte di partecipazione allo sport per tutti da parte delle normali agenzie sportive, così come si potrebbe fare con qualsiasi altro cittadino. Tali persone possono provare, attraverso l’attività subacquea, sensazioni uniche e hanno in tal modo la possibilità di conoscere il “Pianeta Mare” in modo reale e non solo attraverso racconti, storie o immagini statiche o video. Udito, tatto e vista sono i senti maggiormente coinvolti durante le immersioni e negli ultimi anni molta importanza è stata data alle immersioni subacquee dei diversamente abili e dei non vedenti, prima con progetti unici e sperimentali, ora con guide ed istruttori per diversamente abili e ciechi, e in alcuni casi anche guide e istruttori ciechi.

CAPITOLO 2: La subacquea.

Quando si parla di attività sportive, le parole che siamo abituati a sentire sono bisogno, forza di volontà, concentrazione, autocontrollo, competizione. Con la disciplina subacquea l’individuo viene spinto da motivazioni che lo spingono verso l’acquisizione di nuovi elementi e la ricerca di situazioni che aumentano l’emozione. La subacquea, è una disciplina sportiva che richiede pazienza, tempo, impegno, costanza, molta fatica, ma ripaga enormemente in termini di sensazioni ed emozioni. E’ un mondo senza barriere dove ci si sposta “volando”: la sensazione di libertà è assoluta ed è resa ancora più “solenne” dal rumore ovattato delle bomboline d’aria che escono dall’erogatore ed ogni tanto dal ronzio quasi innaturale dei motori delle imbarcazioni che passano nei paraggi. Anche guidare l’automobile può essere un’attività pericolosa se non vengono rispettate le norme di sicurezza e così è anche per l’immersione subacquea. L’immersione subacquea è un’attività che viene proposta al turismo di massa e così andare sott’acqua non è più quella disciplina per “pochi”, ma è di fatto diventata una pratica sociale. Come tutti gli sport che presentano rischi, l’attività subacquea racchiude in sé il fascino della sfida con l’ignoto, che corrisponde spesso al bisogno di trovare nuove cariche emozionali e che soddisfa al tempo stesso la voglia di avventura e di contatto intimo con la natura e il mare in particolare. In quest’ottica l’andare sott’acqua può essere visto come un’immergersi nell’inconscio e dunque può essere percepito come un’esperienza piacevole da coloro che sono in grado di gestire le proprie paure, mentre può risultare terrorizzante per coloro che dalle paure si lasciano dominare. Vivere la profondità del mare è in stretto rapporto col bisogno di conoscere la parte più segreta di noi stessi; ogni volta che ci si immerge,infatti, é come se si respirasse forza, quella forza che poi serve per meglio affrontare le difficoltà di tutti i giorni. Inoltre il buio, il vuoto, l’incognita e il senso di maestosità infinita dell’ambiente, agevolano il rapporto interiore con se stessi.

Non è raro sentire subacquei che riferiscono di raggiungere uno stato di calma solo andando sott’acqua e alcuni riferiscono che la mancanza di rumore, la necessità di concentrarsi su parametri fisiologici, quali il respiro, ecc., li induce in una sorta di stato di grazia, un senso di protezione e di mancanza di qualsiasi tensione e necessità.


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