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8 Luglio: Giornata mondiale del mar mediterraneo.


"C’è poco da far festa" nella Giornata mondiale del mar mediterraneo. Solo dal 1970 al 2012 abbiamo perso il 58% della ricchezza della vita nel Mare Nostrum. La foca monaca (con non più di 700 esemplari nell’intero bacino Mediterraneo), lo squalo bianco (il più famoso di una lunga lista, dato che oltre metà degli squali del Mediterraneo è a rischio estinzione) e il corallo bianco (che vive unicamente nelle acque mediterranee) rientrano tra i tristi protagonisti di uno stillicidio di cui siamo direttamente responsabili.

Particolare attenzione viene data in questa giornata mondiale al Mediterraneo: quella che ancora oggi – nonostante tutto – rimane una delle aree più ricche di biodiversità al mondo, risulta essere tra le sei zone di maggior accumulo di rifiuti galleggianti del Pianeta con evidenti rischi per l’ambiente, la salute e l’economia. Un quadro delineato dall’Unep, il Programma ambientale delle Nazioni Unite, in cui afferma che l’82% dei rifiuti spiaggiati trovati sugli arenili monitorati sia risultato di plastica e il 64% da materiale usa e getta, mentre la cattiva gestione dei rifiuti urbani e la mancata prevenzione rimangano ancora la causa del 54% dei rifiuti spiaggiati. Da questa conoscenza è necessario ripartire.

Ad oggi, su scala mediterranea, il bando delle buste non biodegradabili e compostabili è attivo solo in Italia, Francia e Marocco; d’altra parte, non è pensabile che tale divieto possa, da solo, risolvere il problema del marine litter nel Mediterraneo. È anzi la stessa Unep è mettere in guardia: «Etichettare un prodotto come biodegradabile può essere visto come una soluzione tecnica che rimuove la responsabilità dell’individuo, con conseguente riluttanza ad agire». Ancora una volta, non esistono soluzioni semplici a problemi complessi.


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