8 Giugno: Giornata mondiale degli oceani
La giornata odierna, istituita dall’Onu l’8 giugno 1992 in occasione del vertice sull’ambiente di Rio de Janeiro, celebra l’inestimabile valore e ruolo degli oceani e dei mari, ecosistemi minacciati sopratutto dall'inquinamento da plastica.
Gli oceani coprono il 71% del nostro pianeta, forniscono circa il 50% dell’ossigeno che respiriamo, assorbono approssimativamente il 26% dell’anidride carbonica generata dalle attività umane, sono fonte di cibo e sostanze nutritive e sono fondamentali nel controllo del clima L’acqua ha qualcosa di speciale e misterioso, tutte le creature viventi hanno un elevato contenuto di acqua, che ricopre inoltre il 71 per cento della superficie del nostro pianeta. Negli oceani la vita ha avuto inizio e senza di loro potrebbe cessare. Queste sterminate distese di acqua salata, apparentemente immutabili ma mai uguali a sé stesse, come un gigantesco fiocco di neve, regolano il clima, producono la maggior parte dell’ossigeno che respiriamo, forniscono sostentamento a milioni di persone ogni anno, sono necessarie per la produzione di numerosi farmaci e ospitano un’incredibile biodiversità. L’impegno delle Nazioni Unite è incentrato sulla lotta all’inquinamento da plastica, una delle principali minacce per mari e oceani. Si stima che ogni anno finiscono in acqua circa otto milioni di tonnellate di plastica. Questi rifiuti si rimpiccioliscono gradualmente e vengono assimilati di numerosi organismi marini entrando in circolo nella catena alimentare (di cui fa parte anche l’uomo che si nutre di pesce). Secondo uno studio pubblicato nel 2016 su Proceedings of the National Academy of Sciences, fino al 90 per cento degli uccelli marini di tutto il mondo ha residui di plastica nelle viscere. Anche l’enorme quantità di gas serra immessi in atmosfera sta aumentando rapidamente l’acidità degli oceani, secondo la Royal Society questo fenomeno potrebbe aumentare fino al 300 per cento in questo secolo. Secondo i ricercatori rappresenterebbe una minaccia alla biologia del pianeta uguale, o forse maggiore, del riscaldamento climatico. Attualmente meno del 4 per cento degli oceani è tutelato, le aree protette costituiscono una parte minima della superficie complessiva. Eppure proteggere gli oceani comporterebbe grandi vantaggi, anche dal punto di vista economico. I rifiuti marini stanno danneggiando più di 800 specie e diventano ogni anno causa di morte per 1 milione di uccelli, 100.000 mammiferi marini, tartarughe e innumerevoli pesci.
Le minacce non arrivano solo da terra. Lo sfruttamento delle risorse marine e la pesca ad esempio hanno superato i livelli sostenibili in molte regioni. Le perdite di petrolio rimangono una preoccupazione, anche se sono diminuite costantemente per diversi decenni. Ma più in generale il vasto numero di attività condotte negli oceani, come il traffico delle navi mercantili e da crociera, l’apertura delle nuove rotte in seguito allo scioglimento del ghiaccio polare, lo sfruttamento di idrocarburi e le estrazioni offshore, l’incremento del posizionamento di cavi e condotti sottomarini, indicano che la gestione dello spazio al largo sta diventano molto articolata e comporta dei rischi crescenti. Per questa ragione secondo l’ONU serve un approccio globale che tenga conto degli effetti sugli ecosistemi di ciascuna delle tante attività presenti e che consideri contemporaneamente il modo in cui esse interagiscono fra loro. Perché nonostante le distinzioni di carattere geografico, l’oceano in realtà è uno solo, un unico insieme complesso di sistemi tutti interconnessi.