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La tartaruga bastarda olivacea.

La tarE’ un rettile testudinato della famiglia dei Chelonidi. La specie pare diffusa in particolare alle latitudini tropicali (generalmente fra i 40° nord e i 40° sud) degli oceani Indiano e Pacifico, Mar Rosso compreso: la si trova anche nell'Oceano Atlantico centro-meridionale. Predilige le acque costiere (entro i 15 km dalla linea costiera), ma esemplari solitari si possono trovare anche nelle acque aperte. Il carapace misura fino a 75 cm, per un peso massimo che sfiora a malapena il mezzo quintale: queste misure ne fanno una delle tartarughe marine di minori dimensioni. La pelle è di colore olivaceo: il carapace ha forma cuoriforme e presenta profilo a cupola con margini alti. Esso si forma da cinque paia di placche laterali, oltre a una fila mediana di 6-9 placche. Il colore del carapace è verde oliva scuro, mentre il piastrone è giallastro.

La coda è conica e corta: nei maschi essa oltrepassa il bordo del carapace, cosa che nelle femmine non accade. Si tratta di animali che passano il tempo a vagare per gli oceani, scendendo fino ad oltre 150 m di profondità e sostando di tanto in tanto nei pressi della superficie per poter prendere il sole e perciò riscaldarsi. Il bagno di sole avviene solitamente nelle ore centrali della giornata, mentre la mattinata è dedicata alla ricerca del cibo. In acque fredde, spesso numerose tartarughe possono essere osservate prendere il sole assieme, mentre in acque temperate e calde l'abitudine di fare bagni di sole può essere del tutto assente. Si tratta di animali onnivori, che si nutrono principalmente di crostacei ed alghe che trovano sul fondo marino, preferendo substrati molli a quelli coerenti[4]: solo occasionalmente mangiano meduse, soprattutto quando si trovano in acque basse. In cattività, questa specie mostra un tasso di cannibalismo sorprendentemente elevato. La specie ha subito negli ultimi anni un forte decremento numerico a causa della pesca indiscriminata (le tartarughe rimangono impigliate nelle reti e soffocano) e della distruzione dell'habitat costiero, con la costruzione di grandi porti ed impianti petroliferi in luogo dei siti riproduttivi delle femmine. Gli animali selvatici, come cani randagi, ratti e sciacalli, scavano nella sabbia alla ricerca delle uova, mentre i piccoli appena nati vengono falcidiati dagli uccelli marini durante la loro corsa per guadagnare il mare. Si calcola che meno del 5% delle tartarughe nate in un anno sopravviva al primo anno di vita. Un altro pericolo è rappresentato dai rifiuti lasciati in mare, che l'animale può scambiare per cibo ed ingoiare, rimanendo intossicato o soffocato.

La specie è classificata dalla IUCN come Vulnerabile: in base agli esemplari che tornano a riva per la riproduzione, si è stimata tuttavia una ripresa delle popolazioni pacifiche della specie, mentre la popolazione atlantica pare in diminuzione


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