Il dopoguerra italiano dei sommergibili della marina militare italiana
La ricostituzione della forza subacquea italiana dopo la 2^ G.M. comincia, nel 1948, con il "GIADA" ed il "VORTICE", allora ribattezzati "PV 1" e "PV 2" ("Pontone veloce" di carica) e formalmente impiegati per produrre energia elettrica con le loro dinamo. Nel 1952, venute meno le clausole del Trattato di pace che proibivano all'Italia di possedere sommergibili, il "Giada" e il "Vortice" vengono reintegrati nel naviglio con il loro nome ed utilizzati per la ripresa dell'addestramento. Più tardi, con l'entrata dell'Italia nella NATO, la Marina degli Stati Uniti cede a quella italiana alcuni battelli delle classi "GATO" e "BALAO". Così, tra il '54 e '66, entrano a far parte della nostra Marina cinque battelli, ribattezzati con i nomi di sommergibili distintisi particolarmente nella 2^ G.M.: "TAZZOLI", "DA VINCI", "TORRICELLI", "CAPPELLINI" e "MOROSINI". Ad essi seguiranno, nel '73, il "GAZZANA" ed il "LONGOBARDO"(cl. TENCH/GUPPY) e, nel '74, il "PIOMARTA" ed il "ROMEI" (cl. TANG), tutti intitolati ad alcuni fra i più prestigiosi Comandanti di sommergibili, caduti in guerra. Nel frattempo, ricostruito sullo scafo del "BARIO", un battello della classe "TRITONE" ancora in cantiere alla data dell'armistizio e scampato tanto alla distruzione da parte dei tedeschi quanto la demolizione post-bellica, nel 1961 entra in servizio il Smg. "CALVI". Ma la vera ricostruzione della forza subacquea italiana inizia con la realizzazione dei quattro battelli della cl."TOTI" ("TOTI", "BAGNOLINI", "DANDOLO" e "MOCENIGO") con i quali, nella seconda metà degli anni '60, l'industria nazionale ritorna a costruire mezzi subacquei, dopo una stasi di oltre vent'anni. Intanto, presso le principali Marine si era definitivamente affermato il sottomarino nucleare il quale, risolto finalmente l'antico problema del propulsore unico, aveva ricondotto il mezzo subacqueo dalla concezione di "sommergibile" (concezione uscita sconfitta dalla 2^ G.M.) a quella originaria di "sottomarino". Anche la Marina italiana, nei primi anni '60, aveva intrapreso la progettazione di un battello atomico, che avrebbe dovuto portare il nome di "MARCONI"; ma per l'adesione dell'Italia al trattato di non proliferazione nucleare e per altri impedimenti di carattere politico, l'impresa non ebbe seguito. Così, seguendo anche la tendenza manifestatasi presso altre importanti Marine (talune, peraltro, già dotate di sottomarini nucleari), basate su valide considerazioni di ordine strategico/tattiche e tecnologiche, viene dato nuovo impulso allo studio di un moderno "sottomarino" a propulsione convenzionale; studio che nei battelli della classe "SAURO" ("SAURO", "DI COSSATO", "DA VINCI", "MARCONI", "PELOSI" e "PRINI"), entrati in servizio a partire dalla fine degli anni '70, trova concreta realizzazione. A queste seguiranno, fra il '93 e il '94, altre due unità che porteranno nuovamente i nomi di "LONGOBARDO" e "GAZZANA".