LA NAVIGAZIONE NEL MEDITERRANEO DAI MICENEI AI FENICI.
I Micenei ed i loro successori fino ai Fenici hanno solcato il Mediterraneo su navi piccole e grandi, hanno praticato la pesca ed altre attività che prevedevano una navigazione sottocosta su piccoli scafi ed hanno trasportato merci svariate ed in notevole quantità su navi da carico. Del naviglio dell’età del Bronzo Finale e della prima età del Ferro resta la testimonianza di pochi relitti e di moltissime riproduzioni miniaturistiche.I relitti più antichi e celebri sono quelli di Capo Gelidonya e di Ulu Burun, ritrovati davanti alla costa sud-occidentale della Turchia e carichi in maggioranza di lingotti di rame (cosiddetti “oxhide” perché ritenuti derivare la propria forma da una pelle di bue scuoiato).
Fra le raffigurazioni di navi micenee, si può citare ad esempio quella dipinta in colore bruno su di un’anforetta a staffa dall’isola di Skyros, datata al 1180 a.C., che rappresenta un robusto scafo con un’alta prora, guarnita da una testa di uccello. Molte altre navi di ogni forma e dimensione sono raffigurate su vasi di ceramica e di pietra, sui sarcofagi, sui sigilli,etc. Fra le raffigurazioni miniaturistiche, la documentazione più ampia e più affascinante è quella delle navicelle bronzee nuragiche, cosa che permette di avanzare molte osservazioni sulla tecnica di costruzione navale in età nuragica. Studi specialistici sull’argomento hanno infatti riscontrato l’applicazione della stessa tecnica di costruzione navale che gli autori classici descrivono come originata dalla zattera con un fondo piatto, con tronchi legati insieme da corde. Sostituendo ai tronchi le tavole, legate l’una all’altra, calafatando i giunti con resina e stoppacci e sovrapponendo le sponde, si sarebbero avute prima le imbarcazioni con fondo piatto e con fiancate a spigolo, poi quelle con fondo piatto e fianchi arrotondati, infine quelle con fondo arrotondato. Si tratterebbe di “sutiles naves” (barche “cucite”), con struttura esterna realizzata per prima (“shell-first construction” secondo la terminologia anglosassone) a cui si aggiungevano poi le strutture interne e le sovrastrutture. La grande protome cervina o taurina che coronava la prua doveva avere le funzioni di contrappeso sul tagliamare e dall’accurata legatura alla base del collo è evidente che si trattava di assicurare saldamente un elemento di grande peso, realizzato a parte rispetto al resto dello scafo. Moltissimi e di forma varia sono anche i modellini di navi e barche di terracotta da Cipro, dove per tutta l’età del Bronzo e del Ferro venivano deposte nelle tombe. Gli scafi forniti di uno sperone sono stati interpretati come navi da guerra e quelli con estremità rilevate, talora con elaborate strutture a poppa, utili per ospitare il pilota ed il remo-timone, hanno tutto l’aspetto di navi da carico; alcune sono semplici e snelli scafi con chiglia arrotondata, prua e poppa ugualmente arcuate e strutturalmente quasi indistinte, ottimali per un approdo e partenza alla foce dei fiumi, nell’ambito della navigazione costiera.