Le sirene.
LE SIRENE
Mentre tante divinità inferiori del mare, create in parte dalla fantasia dei nostri padri antichi, sono dimenticate dal popolo, che non sa più dire cosa alcuna delle Oceanidi belle e delle figlie gentili di Nereo, il ricordo delle sirene è indimenticabile fra gli abitanti di molte spiagge nostre meridionali; e si potrebbe affermare che fra le leggende marinaresche quelle che dicono del fortissimo nuotatore ColaPesce e delle sirene siano le più popolari in certe regioni d'Italia.
E forse quando i pescatori di Napoli, della Calabria e della Sicilia vanno di notte sul mare nelle barchette brune, e dicono la canzone dell'amore o quella del dolore, il suon dell'arpe d'oro si accompagna al loro canto col mormorio delle onde; bianche figure splendenti si mostrano sull'acqua che trema, ed al pari dei loro padri antichi essi odono altri canti armoniosi che promettono l'amore e la felicità.
Le sirene non si dilettarono solo nel trarre a perdizione i marinai colle promesse ingannevoli e con l’armonia delle voci divine; ma spesso presero parte ad azioni diverse che si svolgono in molte leggende e novelline popolari.
In uno dei racconti più antichi del mondo, che forse dilettò parecchi Faraoni egiziani, si narrano le strane avventure del Principe Predestinato; sulle nostre spiagge del mare Jonio si dice invece, in una leggenda marinaresca, del Principe Nato e non veduto, vittima delle sirene.
Questa leggenda così diversa nella conclusione da quella del Principe Predestinato, figlio di qualche antico Faraone, che giunge a trionfare del fato, il quale lo vuole ucciso da un serpente, da un coccodrillo o da un cane, è assai notevole, perché avviene di trovare in essa una strana confusione delle sirene colle fate e colle streghe, che hanno facoltà di mutarsi in gatti, secondo le credenze popolari di molte genti.
Fra le leggende popolari che dilettano i Lapponi a tanta distanza dal nostro cielo azzurro e dall'incanto delle nostre marine, ritrovai con qualche variante la leggenda calabrese di Bíancofíore e quella della bella fanciulla di terra d'Otranto sposata dal re; e forse quando le donne dei nostri pescatori, riunite nelle casette presso le spiagge o sedute sull'arena al bel sole d'Italia, raccontano ai figlioletti le avventure delle fanciulle raccolte in mare dalle sirene, altre donne verso il Polo ripetono in lingua tanto diversa, nelle capanne coperte di ghiaccio e sulle sponde desolate dell'Oceano glaciale lo stesso racconto, in cui la strana figura di Attjis-ene, malvagia donna del mare, fa le veci delle nostre sirene. In questa leggenda dei Lapponi la fanciulla si muta in anitra e questa è una variante della nostra leggenda calabrese sullo stesso argomento, in cui le oche scoprono l'inganno allo sposo di Biancofiore.
Secondo certe tradizioni siciliane note nella contea di Modica, la sirena non ha la solita perfidia, e pare che si assomigli alquanto a certe nordiche figure di sirene, che avvertono i marinai dei pericoli ai quali vanno incontro. Questa sirena siciliana vive nel fondo del mare, in una grotta di brillanti, di perle e di calamita, e solo una volta all'anno lascia la sua splendida dimora, quando ricorre la festa di San Paolo, dal 24 al 25 gennaio.
Ella s'avvicina alla spiaggia e si dà a cantare tutta la notte, profetizzando di avvenimenti che succederanno entro l'anno, e predicendo l'avvenire a coloro che l'ascoltano.
Pare che vi sia a questo proposito una certa somiglianza fra la sirena siciliana e una ninfa o sirena dell'Edda scandinava, conosciuta certamente dai Normanni, che si chiamava Skulda e prediceva l'avvenire, mentre una sua compagna, Urda, conosceva il passato e Veranda il presente. Anche Glauco, secondo la credenza dei Greci, dopo aver mangiato l'erba che lo fece compagno degli altri dei del mare, appariva una volta all'anno sulle coste profetizzando.
La sirena di Modica fa pure sentire il suo canto quando nasce un bambino sventurato, o, secondo altre canzoni, è molto perfida, ride quando uccide, e per combattere contro di essa bisogna aver molta forza e grande coraggio.
Certe leggende siciliane dicono che la sirena abita nel Faro di Messina. Altri narra che due sirene bellissime e perfide chiamate Scilla e Cariddi dimoravano nel Faro e traevano le navi a perdizione.
Un gigante affermò che le avrebbe prese entrambe; si fece legare ad una fune, si gettò nel mare, giunse al fondo, afferrò le malefiche sirene che portò a terra e consegnò al popolo.
Non sappiamo se queste perfide figlie del mare, trasformazioni di mostri orribili, che atterrivano gli antichi marinai del Mediterraneo, venissero uccise sulla spiaggia, ma è certo che le sirene, potevano non solo essere mutate in rupi, ma anche morire, poiché Partenone mori e fu sepolta, ed anche la bella ninfa o sirena Amalfi fu sepolta sopra una spiaggia alla quale dette il suo nome.