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La gestione dei rifiuti

La gestione dei rifiuti La direttiva quadro sui rifiuti attualmente in vigore (2008/98/CE) è stata adottata a seguito della Strategia tematica sulla prevenzione ed il riciclaggio dei rifiuti (COM(2005) 0666) ed ha abrogato la precedente Direttiva quadro (75/442/CEE), la Direttiva relativa ai rifiuti pericolosi (91/689/CEE) e la Direttiva concernente l’eliminazione degli oli usati (75/439/CEE). Per quanto riguarda più specificatamente i rifiuti nelle aree portuali le azioni intraprese dall’UE si adeguano alle norme internazionali di sicurezza stabilite dall’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ed in particolare alla Convenzione per la prevenzione dell'inquinamento causato da navi (MARPOL).

Direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti Pur non essendo direttamente inerente all’ambito della gestione dei rifiuti prodotti dalle navi o da attività di pesca, la Direttiva offre spunti di riflessione in quanto stabilisce misure volte a proteggere l’ambiente e la salute umana, prevenendo o riducendo gli impatti negativi della produzione e della gestione di qualsiasi tipo di rifiuto (ad esclusione di effluenti gassosi emessi in atmosfera, rifiuti radioattivi, materiali esplosivi in disuso, materie fecali, carcasse di animali morti). La direttiva stabilisce che gli Stati membri devono adottare misure per il trattamento dei loro rifiuti conformemente ad una gerarchia di intervento che vede di preferenza la prevenzione della produzione del rifiuto ed il suo riutilizzo/riciclaggio/recupero al suo smaltimento. La direttiva fissa importati principi rispetto alla responsabilità del rifiuto: il produttore e il detentore sono responsabile del proprio rifiuto e devono gestire lo stesso in modo da garantire un livello elevato di protezione dell’ambiente e della salute umana, provvedendo personalmente al suo trattamento oppure attraverso la consegna ad un soggetto titolato per il trattamento. Il costo della gestione del rifiuto è a carico sostenuti dal produttore iniziale o dal detentore intermedio. La Direttiva 2008/98/CE stabilisce inoltre che gli Stati membri devono adottano le misure necessarie per vietare l’abbandono, lo scarico e la gestione incontrollata dei rifiuti.

Direttiva 2000/59/CE relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi e i residui del carico La Direttiva 2000/59/CE6 relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi e i residui del carico ha come obiettivo specifico la riduzione dell’inquinamento marino. A tal fine è prevista la realizzazione negli Stati membri di adeguati impianti portuali di raccolta dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui del carico, anche con lo scopo di prevenire il loro rilascio in mare, non solo dalla imbarcazioni comunitarie ma anche da quelle extra-comunitarie che transitano nei mari europei e approdano nei relativi porti. La Direttiva obbliga tutte le navi, compresi i pescherecci e le imbarcazioni da diporto che fanno scalo o che operano in un porto di uno Stato membro a conferire i rifiuti prodotti presso tali impianti portuali e stabilisce un meccanismo di regolazione che indirettamente affronta anche la questione della pesca fantasma. D’altro lato, gli impianti di raccolta predisposti dai porti comunitari devono essere adeguati a ricevere i diversi tipi di rifiuti e i quantitativi prodotti dalle navi che normalmente vi approdano, tenendo conto delle esigenze operative degli utenti dello scalo, dell'ubicazione geografica e delle dimensioni del porto stesso. La Direttiva prevede inoltre l’elaborazione e l’applicazione di un piano di raccolta e di gestione dei rifiuti che contenga le modalità di conferimento e di trattamento dei rifiuti in porto nonché indicazioni sul loro successivo allontanamento delle strutture. Alla luce del principio “chi inquina paga”, il costo di funzionamento degli impianti portuali di raccolta, incluso il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti prodotti dalle navi, deve essere a carico delle navi che li utilizzano. Nell'interesse della tutela ambientale, il regime tariffario dovrebbe incentivare il conferimento dei rifiuti nei porti anziché lo scarico in mare: la tariffa per l'utilizzo degli impianti pertanto deve essere equa, non discriminatoria e trasparente.


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